"La vicenda del detenuto romeno di Carinola evaso dall’ospedale casertano di Sessa Aurunca, dov’era stato accompagnato per sottoporsi ad una visita ambulatoriale e che ha aggredito un agricoltore, riprova che la situazione delle carceri sempre più ingestibile, specie negli istituti campani, si ripercuote direttamente sulla sicurezza dei cittadini".
Lo afferma il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo per il quale: “il comando delle carceri è nelle mani della criminalità organizzata che condiziona pesantemente la legalità anche fuori.
Intanto - aggiunge - si sono verificate cinque evasioni in soli due giorni a testimonianza che non si può scaricare solo sul personale penitenziario sotto organico e senza mezzi adeguati il controllo dei detenuti più pericolosi.
Chi evade non ha più nulla da perdere e quindi rappresenta un forte pericolo per la popolazione specie più fragile. Purtroppo si avvera quello che denunciamo, inascoltati, da troppo tempo: il carcere nelle condizioni attuali non è il punto terminale di una carriera criminale.
La conferma diretta viene dalla diminuzione sensibile del numero di collaboratori di giustizia e di denunce e segnalazioni di cittadini che temono per la propria vita e quella dei propri familiari. Quando appartenenti a clan della camorra con i telefonini in cella minacciano le loro vittime ed impartiscono ordini agli uomini sui territori - dice Di Giacomo - la fiducia nello Stato è destinata a crollare.
Altro segnale fortemente negativo all’esterno viene dalle continue aggressioni e violenze agli agenti che restano impunite: oltre 2 mila casi dall’inizio dell’anno che rafforzano la convinzione dei cittadini che lo Stato ha perso la sua battaglia.
Per tutto questo la battaglia ingaggiata dal sindacato di polizia penitenziaria ha il duplice valore di difesa e tutela dei colleghi ma anche delle persone che chiedono semplicemente il rispetto della legalità. Ma - conclude il segretario - nel Governo si continua a chiudere gli occhi o a sminuire ogni fatto di cronaca che rimbalza dalle carceri come se invece i cittadini non fossero in grado di percepire i pericoli per l’ordine pubblico”.