I carabinieri e la guardia di finanza di Mondragone hanno eseguito un'ordinanza emessa dal gip di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della procura sammaritana, nei confronti del legale rappresentante di una nota società di capitali, finito in carcere e di un imprenditore agricolo di Mondragone, agli arresti domiciliari, mentre ad altri due "caporali" è stata notificata la misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Contestualmente i finanzieri stanno eseguendo il sequestro dell'intero complesso aziendale di due imprese agricole e di beni per un valore complessivo di oltre 1,8 milioni di euro.
Le indagini hanno permesso di ricostruire, anche attraverso l'utilizzo di droni per monitorare dall'alto il lavoro sui campi, un articolato sistema di illecita intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro nero. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, gli imprenditori destinatari delle misure si sarebbero avvalsi, dal 2017 a oggi, dell'intermediazione illecita di diversi "caporali" che reclutano quotidianamente decine di cittadini, per lo più extracomunitari, spesso donne, in stato di bisogno e in condizioni di sfruttamento, per la raccolta di prodotti agricoli su terreni ubicati in provincia di Caserta ad esclusivo beneficio delle loro aziende agricole.
Gli stessi si dimostravano disposti a prestare "in nero" la loro attività lavorativa per 6 o anche 7 giorni alla settimana, con turni dalle 7 alle 12 ore giornaliere e con una retribuzione oraria media che non superava i 4,50 euro.
Grazie a questa manodopera illegale a basso costo, la società beneficiaria è riuscita a realizzare nel tempo notevoli profitti illeciti, riducendo di oltre il 200% i costi complessivi del lavoro e quelli legati alla sicurezza degli stessi lavoratori, il tutto anche grazie al contributo assicurato dai titolari di alcune imprese agricole compiacenti nell'opera di reclutamento e trasporto sul campo dei braccianti e considerati "intranei" all'associazione capeggiata dall'amministratore unico della società.