Era stato invitato dal sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, per il 25esimo anniversario dalla morte di don Peppino Diana, il prete assassinato dalla camorra il 19 marzo del 1994, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per impegni istituzionali non ha potuto essere presente ma ha inviato una lunga lettera.
“Per impegni pregressi non sarò presente alla manifestazione in ricordo di Don Peppe Diana - scrive il Presidente che ha voluto comunque lasciare un messaggio di speranza -. La camorra è una forma di terrorismo che sradicheremo. La cultura di morte non prevarrà sul desiderio di una società più giusta e più ricca di opportunità. Questo giorno di memoria – aggiunge Mattarella - è un giorno di impegno e di responsabilità.
La Repubblica non lascerà sole le comunità, come quella di don Giuseppe Diana, che hanno subìto ferite così profonde.
Le istituzioni devono rispondere alla domanda di giustizia che sale dalle numerose vittime innocenti, dalle famiglie, dalle persone a cui il crimine organizzato continua a rubare il futuro. Ma tutta la società civile, a partire da ciascuno di noi, è chiamata a fare la propria parte, seguendo la strada indicata da persone come don Giuseppe.
A venticinque anni dal barbaro e vigliacco omicidio di don Giuseppe Diana, desidero esprimere il ricordo riconoscente degli italiani e, insieme, la mia personale vicinanza alla comunità che ha avuto il privilegio di conoscere e apprezzare la testimonianza di questo uomo giusto, coraggioso, dedito al bene comune, disposto a pagare di persona pur di contrastare l’ingiustizia e la violenza organizzata.
Don Giuseppe - prosegue - è nato a Casal di Principe e tra la sua gente ha continuato a operare, con lena instancabile e con animo sempre aperto alla speranza, affinché si spezzasse il giogo criminale e potessero aprirsi ai giovani nuove opportunità di crescita personale e di riscatto sociale. I camorristi l’hanno ucciso nella sacrestia della chiesa, prima della messa.
Pensavano di far tacere una voce scomoda, di cancellare la reazione civile alla sopraffazione, di annientare una forza educativa che costruiva libertà: ma gli assassini hanno soltanto mostrato, una volta di più, l’abisso che separa l’umanità di chi cerca il bene dalla disumanità della camorra e delle mafie”.