Una notte a cinque stelle, crollano i partiti

Roma e Torino al Movimento. Napoli conferma un sindaco antisistema.

Ma non si dica che ha vinto l'antipolitica. A perdere sono stati i vecchi partiti, chiusi da decenni nelle loro stanze e sempre più distanti dal mondo reale.

 

di Luciano Trapanese

Un trionfo a cinque stelle. A Roma e a Torino il Movimento ha trionfato, gli exit poll segnalano una vittoria più larga di qualsiasi aspettativa. E se a Roma l'affermazione della Raggi su Giachetti era largamente pronosticata, a Torino la Appendino è andata al di là del prevedibile, sconfiggendo l'uscente Fassino.

Due metropoli passano dunque sotto la guida dei grillini. E Napoli conferma la fiducia in un altro rappresentante lontano dai partiti tradizionali, quel Luigi De Magistris che ha più di un punto in comune con i 5 Stelle.

Qualcuno dirà, è la vittoria dell'antipolitica. Non è così. Per niente. A dire il vero è la sconfitta di un vecchio modo di fare politica. Pd e centrodestra pagano, con questa debacle, la distanza siderale che si è creata negli anni tra le anguste stanze della politica e i cittadini. Scontano e a caro prezzo la loro autoreferenzialità, l'incapacità di rinnovarsi, la convinzione di sopravvivere a qualsiasi cambiamento. Hanno ignorato tutti i segnali: il drastico calo degli iscritti, le sezioni sempre più vuote, l'indifferenza – se non il disprezzo – dei giovani (e non solo dei giovani), le vuote, inutili, incomprensibili lotte all'ultimo sangue per poltrone e poltroncine di enti sull'orlo del fallimento.

Non ha vinto l'antipolitica. Ha perso un antico, sconclusionato, dannoso, modo di intendere la politica.

Per i 5 Stelle si apre ora una stagione nuova. E determinante. Dovranno mantenere le promesse che li hanno portati al trionfo elettorale. Non basterà definirsi “onesti” (che non è un pregio per un politico, dovrebbe essere la norma), dovranno amministrare, risolvere problemi, proporre soluzioni, dimostrare di avere una visione del futuro e, cosa più complessa, scendere – in alcuni casi – anche a compromessi. Se riusciranno a governare Roma (soprattutto), e Torino, potranno proporsi con maggiore credibilità anche alla guida del governo. E non sarà una sfida semplice.

Il Pd esce a pezzi (mentre scriviamo non conosciamo ancora l'esito del voto a Milano e per quanto ci riguarda Benevento: si deciderà per entrambe sul filo di lana). Per Renzi sarà difficile tirarsi fuori. Non basterà dire che non era un voto per il governo, ma per eleggere dei sindaci. L'onda lunga che lo aveva portato al clamoroso successo elettorale delle Europee si è arrestata. La luna di miele con gli italiani finita da un pezzo. E a ottobre – quindi subito dopo l'estate – il referendum sulle riforme costituzionali può rappresentare per il leader toscano, l'immediato riscatto o lo stop definitivo alle sue ambizioni.