Rinnovabili, Cingolani: "La partita si gioca al sud" Progetti per 80 miliardi

A Napoli il convegno "Il ruolo del Mezzogiorno per la sicurezza energetica"

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L'Ad di Enel, Starace conferma: Dalle regioni del Mezzogiorno proviene attualmente l’85% delle richieste di permessi, pari a circa 95mila megawatt, per progetti di rinnovabili

«Dalle regioni del Mezzogiorno proviene attualmente l’85% delle richieste di permessi, pari a circa 95mila megawatt, per progetti di rinnovabili da collegare alla rete nazionale elettrica. Se venissero autorizzati solo 60mila megawatt, si svilupperebbero investimenti per 80 miliardi di euro aggiuntivi al Pnrr e si produrrebbe energia in grado di risparmiare 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno». Così Francesco Starace, amministratore delegato di Enel nel suo intervento al convegno organizzato alla Stazione marittima di Napoli dall’Associazione Merita, presieduta dall’ex ministro Claudio De Vincenti sul tema "Il ruolo del Mezzogiorno per la sicurezza energetica italiana ed europea”. Le parole di Starace confermano dunque che la sfida sulle rinnovabili si gioca praticamente tutta al Sud.

E mai come in questo momento storico si può considerare la partita decisiva, considerata l'importanza di rendere meno dipendente l’Italia dall’estero in materia energetica, a partire dal gas russo. Il vero grande ostacolo a questo scenario resta la burocrazia. Tra domande e autorizzazioni i tempi delle rinnovabili sono infiniti. Da qui la richiesta di istituire una task force, per ognuna delle regioni del Mezzogiorno.

«Non è solo una questione di semplificazioni – spiega Starace –: la massa dei permessi richiesti si concentra in strutture amministrative non staffate per gestire questa mole di lavoro, non in grado di processare cioè le richieste in tempi certi. Sarebbe più semplice creare task force regione per regione per venire a capo di questo incredibile problema, che è anche un'incredibile opportunità di investimento".

La strada dell’autonomia energetica insomma rimane lunga e complicata ma è adesso che bisogna pensarci. Lo ha ribadito il ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani intervenuto a Radio 24. "Dobbiamo pensare a quale panorama energetico vogliamo per il Paese per i prossimi 30 anni, dobbiamo guardare a un futuro energetico più moderno con la combinazione di sorgenti il più possibile ampia è il momento del sacrificio" Ha detto ministro spiegando che "non si può andare avanti solo con le rinnovabili per mezzo secolo". Cingolani ha osservato che Regioni con più sole e vento "sono più fortunate perché hanno più energia disponibile ma comprendo che dal punto di vista paesaggistico possano non gradire questi grandi impianti ma qui dobbiamo decidere se vogliamo mandare avanti il Paese o se prevalendo altre logiche, paesaggistica, turistica andiamo indietro di 30 anni. Non credo che sia da porsi questo problema" peraltro "non dimentichiamo che sono impianti reversibili e un giorno possono essere smontati". Cingolani ha aggiunto che "si sta lavorando molto rapidamente ma a piccoli passi perché queste cose non si devono fare solo di autorità, si devono fare anche parlando con i diversi attori istituzionali. C'è una discussione in corso, la Conferenza Stato-regioni, incontreremo anche le Regioni che hanno più problemi in questa direzione. Credo si debba arrivare a un punto di sintesi ma non abbiamo molto tempo. Sono problemi complessi e non si può intervenire solo di autorità ma bisogna prendere delle decisioni" ha concluso il ministro.