Si è svolta a Roma, presso il Mit, l’ultima riunione del gruppo di lavoro costituito con lo scopo di armonizzare e finalizzare in tempi celeri le proposte di modifica e di aggiornamento sulle cosiddette “Opere Incompiute”.
Il gruppo di lavoro, composto tra gli altri da Consiglio Superiore lavori pubblici, Dipartimento opere pubbliche, Direzione generale per la vigilanza sulle grandi opere del Mit e Itaca, l’organo tecnico della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ha predisposto una bozza di decreto ministeriale per adeguare il vecchio regolamento al nuovo codice dei contratti pubblici, al fine di agevolare gli enti locali nella gestione tecnico-amministrativa delle opere.
“Si tratta di un provvedimento atteso da anni e necessario per dirimere le tante criticità procedurali e burocratiche in cui versano le oltre 370 opere incompiute ad oggi censite in Italia”, commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi.
La buona notizia è che sono diminuite rispetto al 2022, stando a quanto riportato dal Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibile. Ma le opere ferme per le più disparate ragioni, restano un’emergenza per il nostro Paese.
Un quarto del totale si trova in Sicilia (38 incompiute) e ci sono regioni come Campania, Emilia-Romagna e Liguria, addirittura in controtendenza, con i cantieri fermi in aumento.
“Per sbloccare tutti gli interventi monitorati – aggiunge il presidente Lombardi - occorrono 1,2 miliardi di euro. Un aiuto importante potrebbe venire dai fondi di coesione dell’Unione Europea, che stanziano più di 40 miliardi di euro per interventi nel nostro Paese nel periodo 2021-2027.
Questi fondi sono destinati a colmare il divario tra regioni presenti nel nostro Paese: la maggior parte non a caso è allocata per progetti nel Mezzogiorno, dove si trova il 70% delle opere pubbliche incompiute. Un aiuto importante, che però non deve distogliere l’attenzione dalle ragioni che hanno determinato il blocco, in qualche caso decennale, delle opere; le medesime che oggi congestionano e rallentano i programmi attuativi del Pnrr: la burocrazia e l’inefficienza amministrativa”.
Il tavolo tecnico che ha chiuso i propri lavori al Mit ha predisposto una bozza di proposta di legge riguardante l’istituzione di uno strumento di coordinamento a cui affidare, d’intesa con gli enti locali, la regia di tutte le iniziative necessarie a verificare lo stato dei procedimenti amministrativi per poi portarli a conclusione. Ha suggerito altresì di individuare specifiche risorse da utilizzare per demolire le opere incompiute non ultimabili e riqualificare le aree di risulta, con benefici immediati anche per le collettività locali.
Ecco l'elenco delle principali opere ferme in Regione Campania:
- Consorzio di bonifica Velia Completamento impianto irriguo dell’Alento. Sistema di distribuzione intersettoriale. 3° Lotto – 1° Stralcio € 58.011.228,66 € 13.046.612,11;
- Consorzio di bonifica Velia Ripristino viabilità e collegamenti del bacino della diga di Piano della Rocca. Intervento di completamento € 54.815.478,71 € 26.032.713,76;
- Comune di Cava de’ Tirreni Completamento Palaeventi € 7.657.963,90 € 7.657.963,90 Opere ferme di competenza dell’Amministrazione centrale