Nel 2022 i movimenti migratori tornano ai livelli pre-pandemia. I trasferimenti, interni e per l'estero, risultano in crescita sia rispetto al 2021 sia, soprattutto, al 2020, quando le restrizioni dovute alla diffusione del virus Covid-19 avevano portato a un crollo degli spostamenti. Nel 2022 si sono verificati 1 milione 484mila trasferimenti interni, il 4% in più rispetto all'anno precedente e ben il 10% in più rispetto al 2020, tornando così ai livelli del 2019, quando i trasferimenti erano stati 1 milione 485mila. Anche nel 2022 si registrano movimenti migratori interni sfavorevoli al Mezzogiorno: sono 420mila le persone che hanno lasciato nel corso dell'anno un comune meridionale per trasferirsi in un altro comune italiano (in alcuni casi anche rimanendo al Sud), mentre sono 352mila quelli che hanno eletto un comune del Mezzogiorno quale luogo di dimora abituale. Una dinamica ha generato, per il complesso della ripartizione, un saldo negativo di oltre 55mila unità (-3,4‰ abitanti). Questo fenomeno riguarda tutte le regioni del Mezzogiorno, in particolare la Basilicata e la Calabria, per le quali il saldo negativo è del 5,5‰, davanti al Molise (-4,7‰) e alla Campania (-4,3‰). Le regioni del Nord, dove complessivamente si riscontra un tasso del +2,2‰, rimangono quelle a maggiore capacità attrattiva, rispetto a quelle del Centro, che nel complesso registra un +0,7‰. Al top è l'Emilia-Romagna (+3,9‰), a seguire il Friuli-Venezia Giulia (+2,4‰) e la Lombardia (+2,2‰).