“Un programma di investimenti sulla depurazione e sulle reti fognarie che restituisca la piena balneabilità dei nostri mari e che renda i nostri territori e le nostre città più salubri”. È la richiesta del presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi, dopo l’ennesima sanzione comminata dalla Corte di giustizia europea per il mancato rispetto della direttiva 271 del 1991.
L’Italia è stata negli ultimi anni destinataria di ben tre procedure sanzionatorie, avviate dalla Commissione europea, per lo stato in cui versano gli impianti di depurazione e le fognature, tutte conclusesi con condanne, nonostante l’enorme lasso di tempo trascorso dalle prime indicazioni e dai primi “ultimatum” della Commissione. Nelle ultime sentenze, la Corte di giustizia europea ha sanzionato la situazione di bacini estremamente vasti e strategici dalla Campania: agglomerati urbani di 106 comuni dei quali ben 36 in provincia di Salerno (in aree del Cilento peraltro estremamente vocate al turismo e all’agricoltura).
“Come ogni anno, purtroppo, siamo chiamati in piena estate a discorrere di depuratori e trattamento dei reflui urbani - commenta il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi - a causa delle incresciose condizioni dei nostri mari e dei nostri fiumi. La situazione in Campania, nonostante qualche timido segnale positivo, rimane molto grave, con appena 5 depuratori su 150 a norma, e pochi comuni che hanno concretamente avviato la realizzazione, il completamento o la messa a norma della rete fognaria”.
Non sono a norma, in particolare, i cinque depuratori realizzati negli anni Settanta dalla Cassa per il Mezzogiorno: Cuma, Acerra, Marcianise, Foce Regi Lagni, Napoli nord. Impianti peraltro finiti al centro di inchieste su presunte trattative illecite per lo smaltimento dei fanghi. Hanno bisogno di interventi di potenziamento e adeguamento, che si fatica a completare. La gara è stata assegnata ad aprile 2017.
“Storia analoga quella che investe l’impianto di depurazione di Napoli est - commenta ancora il presidente Lombardi -: per migliorarlo in circa 15 anni sono stati stanziati 89 milioni di euro da parte del Cipe, quasi tutti non spesi tra ritardi burocratici e contenziosi. Finanche in zone industriali dove maggiore e più intensa è la produzione di liquami da destinare a trattamento, permangono incresciosi ritardi nel completamento delle reti, nella realizzazione di impianti di sollevamento o depurazione. Assurde inefficienze che si traducono sistematicamente in danni gravi per l’ambiente”.
Il presidente di Federcepicostruzioni ha poi aggiunto: “In realtà territoriali fortemente vocate al turismo e che proprio dal turismo potrebbero trarre importanti opportunità di rilancio economico ed occupazionale è di fondamentale importanza ovviare a queste ormai storiche carenze ed inefficienze. Non è più possibile, per scuotere amministrazioni inefficienti, confidare nei soli procedimenti sanzionatori della Commissione europea, che aggiungono al danno ambientale, la beffa di una maggiore imposizione fiscale per pagare le inevitabili sanzioni. Occorre, ora che vi è anche l’importante opportunità del Pnrr, uno scatto di responsabilità, di orgoglio e di efficienza di tutte le pubbliche amministrazioni locali, affinché si predisponga in tempi estremamente rapidi un Piano di azione per il completamento della rete fognaria e degli impianti di depurazione. I depuratori vanno tutti adeguati e potenziati: tutti, indistintamente, realizzandone di nuovi nelle aree scoperte o difficilmente collegabili e aprendo a capitali privati per integrare le risorse pubbliche, con le tecnologie più innovative”.
Per accelerare gli iter burocratici, Federcepicostruzioni propone una vera e propria task force tra tutte le amministrazioni preposte: dalla Regione Campania all’Arpac, alle Province “onde evitare e prevenire - spiega ancora il presidente Lombardi - quei tanti ostacoli, anche d’ordine burocratico e procedurale - che negli ultimi anni non solo hanno determinato i procedimenti sanzionatori della Commissione europea, ma hanno anche impedito la realizzazione di tanti interventi pure finanziati dai fondi strutturali 2014-2020, suddivisi tra Por regionale, Patto per la Campania Renzi-De Luca del 2016, Accordo quadro Ministero dell’Ambiente- Regione del 2020. In buona parte rimasti sulla carta.