Cresce l'interesse della stampa estera per Luigi Franzese, l'artista di San Giuseppe Vesuviano già noto per la sua ampia produzione artistica indissolubilmente legata alla vita del complesso vulcanico Somma-Vesuvio, che egli stesso definisce quale “espressione più prossima alle origini della materia”.
L'opera di Franzese, composta da opere figurative di grande valore artistico, culturale e tecnico, che muovono dalla pittura sconfinando, poi, nella scultura e nell'architettura, è frutto di esperienze surreali – espressioniste e di un tipo di investigazione post - informale – espressionista, che rimette in gioco tutte le sue esperienze, per approdare, infine, a ricerche neo - nucleari – concettuali.
Le sue espressioni artistiche comprendono tutte le emozioni dell’uomo: dal primitivo gesto istintivo - carico di emozione - alla moderna spazialità astratta. Già nel 1980 Franzese scriveva: “qualche anno fa definivo la mia pittura il punto zero delle cose e della materia, da cui si parte per arrivare ad un altro punto zero e così via: i nuovi spazi e i nuovi tempi che si creano durante i percorsi eterni della materia. Sono contento di aver trovato un punto di arrivo e di partenza che, come uomo e come artista, da tempo cercavo nelle nebbie dell’arte contemporanea”. Di lui hanno scritto storici e critici d'arte di chiara fama. Giulio Carlo Argan ha ammirato la finezza e la preziosità della sua arte. Filiberto Menna ha sottolineato l'indubbia maturità e il contributo apportato nel contesto di un ritorno della pittura. Franco Solmi ha evidenziato le ragioni della sua desiderante ed ambigua modernità.
Ora è giunto il momento anche della stampa internazionale, che premia così, con la sua attenzione, il percorso culturale di un uomo che ha fatto della sua sensibilità e della sua vita un'ode continua all'arte. In un recente reportage della rivista tedesca Süddeutsche Zeitung e di quella svizzera Tages-Anzeiger, Oliver Meiler, giornalista corrispondente per l'Italia, cita più volte Franzese per introdurre il rapporto che gli abitanti del vesuviano hanno con lo "sterminator Vesevo".
Meiler, dopo aver lungamente incontrato l'artista ed aver apprezzato dal vivo le sue opere, tra cui anche quella dedicata ai Magistrati Falcone e Borsellino, collocata sul territorio del Comune di San Giuseppe Vesuviano, scrive di lui come di un “poeta della montagna che dipinge il Vesuvio perché se lo porta dentro. Quando ne parla – continua Meiler - lo chiama Lui, come se fosse una persona che agisce, opera e pensa e si poggia la mano destra sul cuore”.
“Poesia e pathos” - scrive ancora il giornalista d'oltralpe, evidenziando che Franzese definisce il Vesuvio “un signore della natura, un gentiluomo che ti porge un saluto di congedo prima di esplodere e ti dà il tempo di fuggire, al contrario di un terremoto che arriva come un ladro, ti sorprende nel sonno inaspettatamente”. Meiler, affascinato dall'arte di Franzese e dal fatalismo della sua opera, conclude: “ciascuno deve imparare a convivere con la propria potenziale disgrazia. Franzese ha il Vesuvio”.
La produzione artistica di Franzese, in rapida espansione, conta, ad oggi, centinaia di dipinti e sculture, alcune delle quali conservate nel suo studio alle pendici del Monte Somma. Un luogo incantato, al confine tra gli insediamenti umani e la natura selvaggia, dove Franzese continua a studiare la materia “origine del tutto” per esprimere, attraverso di essa, “l'universalità delle cose”.
Redazione Na