Termovalorizzatore, ecco perché De Luca è stato assolto

La Corte d'Appello ribalta la sentenza di condanna di primo grado, ma la Procura prepara ricorso

La nomina del project manager era legittima, e in ogni caso De Luca poteva agire con poteri straordinari di commissario

La Procura di Salerno bocciata su tutta la linea. La Corte di Appello ha ribaltato la sentenza di primo grado con cui l’ex sindaco di Salerno e attuale governatore della Campania Enzo De Luca era stato condannato per abuso d’ufficio in relazione alla vicenda della nomina del project manager del termovalorizzatore. 

Le motivazioni sono racchiuse in 113 pagine dalle quali emerge che per i giudici  le accuse contro De Luca, Alberto Di Lorenzo e Domenico Barletta erano prive di fondamento giuridico. Smontata la tesi secondo cui la nomina abbia creato ex novo una figura non prevista dalla legge. Una cosa è la creazione dell’organo, che deve trovare la sua fonte nella legge, altro sono gli atti di nomina delle persone fisiche che lo compongono. E quella  nomina costituisce per i giudici un atto di assegnazione all’ufficio di supporto del rup, il responsabile unico del procedimento. Per il Tribunale quella figura era solo un doppione che determinava un ingiusto compenso, per la Corte d'Appello «non è nemmeno lontanamente ravvisabile alcuna sovrapponibilità», tanto più che «la nomina dell’imputato riguardava esclusivamente la prima fase del procedimento». Inoltre sempre secondo la corte  «non sussisteva alcun obbligo giuridico di motivare la scelta del Di Lorenzo rispetto ad altri potenziali “aspiranti”». Dunque De Luca ha agito in piena legittimità, anche perché la professionalità e le competenze di Di Lorenzo erano ampiamente provate dagli incarichi dirigenziali in precedenza assunti. Non solo. La prima sentenza non avrebbe tenuto conto dei poteri commissariali attribuiti a De Luca per l’emergenza rifiuti, poteri che in ogni caso andavano in deroga alla normativa generale. Cancellata anche l’ipotesi di peculato e dunque anche il dolo privo di ogni elemento probatorio di supporto. Fin qui le motivazioni. Ma la Procura ha già pronto il ricorso in Cassazione.