«Ci sono delle zone, a Terzigno, che hanno un’altissima concentrazione di malattie neoplastiche. Sono anche delle zone non particolarmente popolose e questo rende la situazione paradossalmente ancora più tragica. Troviamo veramente un malato o più malati per famiglia. Come se fossero tutti influenzati». afferma l’avvocato Maria Rosaria Esposito. Era settembre scorso, quando a Terzigno si è parlato per la prima volta di #IOLOFACCIO. Da allora sono trascorsi sei mesi. Il lasso di tempo necessario a raccogliere i dati per il primo censimento epidemiologico dell’area vesuviana, finalizzato a creare una mappatura del territorio, evidenziando le aree più colpite sia dall’inquinamento ambientale che dalle patologie tumorali. Due le associazioni locali coinvolte nel progetto : “DI Lava e di Fuoco” e “N’ata Storia” che hanno supportato e promosso l’iniziativa finanziata dal Comune di Terzigno. Drammatici i risultati emersi dall’indagine. Un morto in ogni famiglia. Specialmente nelle strade che costeggiano Cava Ranieri.
Il dubbio sollevato dai promotori dell’indagine epidemiologico è che qualcuno in passato abbia sversato chissà cosa tra le campagne circostanti il nucleo abitato di Terzigno. Lo si evince da quanto affermato dall’avvocato Maria Rosaria Esposito, coordinatrice del progetto #IOLOFACCIO. «Noi dobbiamo ricordare che Terzigno è un paese fondamentalmente agricolo. Non abbiamo industrie. Quindi, non si spiega in nessun modo questa altissima incidenza tumorale se non con qualcosa che sia avvenuto nel passato. E non parlo solo della discarica Sari. C’è sicuramente dell’altro. Basti pensare che, stando ai dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, c’è la soglia di allarme a Terzigno e Casalnuovo di Napoli per i tumori al cervello dei bambini». Ascolta le interviste su App News.
Rocco Fatibene