Appalti truccati in favore di clan camorristici, in cambio di voti rivelatisi fondamentali nelle ultime consultazioni per l’elezione del consiglio regionale della Campania. Queste le accuse piovute ieri sul presidente del Pd in regione, Stefano Graziano, che si è immediatamente auto-sospeso. Nella stessa operazione è stato arrestato l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Biagio di Muro, per un giro di mazzette legate al restauro di un palazzo precedentemente confiscato per il medesimo reato compiuto dal padre. Coinvolti anche imprenditori e funzionari comunali per reati che spaziano dalla corruzione alla turbativa d'asta.
Subitanea la reazione di Bassolino che ha invitato Renzi a fare chiarezza per una situazione, quella del Pd, che sta diventando imbarazzante.
Un imbarazzo figlio delle vicende che siamo stati costretti a raccontare negli ultimi mesi. La tempesta di ieri arriva infatti dopo altre due situazioni roventi che hanno messo a dura prova la credibilità del Partito di Maggioranza. Ci riferiamo ai provvedimenti legali in corso nei confronti di Nello Mastursi, capo dello staff di De Luca, ed Enrico Coscioni, consulente alla sanità.
Per chi si fosse perso le precedenti puntate, riassumiamo in breve. Mastursi è indagato dalla procura di Roma insieme alla giudice Scognamiglio e al marito in relazione alla sentenza del tribunale di Napoli che ha confermato la sospensione dell'efficacia della legge Severino nei riguardi dell'attuale Governatore della regione Campania.
Coscioni è invece accusato di aver esercitato pressioni indebite su un primario affinché abbandonasse il suo posto in favore di un altro professionista pare più gradito alla maggioranza del governo regionale campano. Un gioco di poltrone, che secondo l'accusa sarebbe legato a doppio filo con le vicende su citate, quella appunto della giudice Scognamiglio
A questi due casi più eclatanti se ne aggiunge un terzo, passato un po' in sordina, che riguarda il terzo indagato, Franco Alfieri, sindaco d'Agropoli, in relazione ai beni confiscati alla camorra ma mai assegnati, cosicché gli stessi beni restassero a disposizione delle organizzazioni criminali. Sullo sfondo di questa bufera, c'è da segnalare il riavvicinamento di Renzi e De Luca.
Un riproviamoci dai connotati quasi idilliaci che, più che rappresentare un tentativo del premier di lavare la faccia al partito, tratteggerebbe i contorni di un patto-di ferro volto da un lato a ridare vigore alla candidatura a sindaco di Napoli della deputata dem Rosaria Valente, e dall'altra a resistere agli attacchi dell'altro silurato eccellente, quel Bassolino sempre troppo indigesto.
Oltre questi bracci di ferro, ci sono i cittadini che non possono che commentare con indignazione rassegnata la deriva di una politica la cui verginità morale continua ad essere svenduta, assimilando nell'immaginario collettivo, il ruolo di chi esercita il potere, con quello della prostituta pronta a svendersi pur di assicurare continuità alla propria poltrona. Alimentando una piovra, quella della corruzione, che ci ha collocato come bandiera nera con oltre sessanta miliardi sottratti impropriamente. Precipitandoci in un baratro dal quale sarà difficile risalire.
Andrea Fantucchio