Testa di leone e corpo di donna. Sekhmet, "Colei che è potente", è arrivata a Pompei. Visioni d’Egitto nella città eterna tra statue e percorsi nelle domus. Così per la grande mostra Egitto Pompei è stato riaperto il tempio di Iside e la casa dei pigmei. Le statue di Sekhmet (alte oltre 2 metri ciascuna), risalenti al quattordicesimo secolo avanti Cristo, spiccano nell'installazione della Palestra Grande a Pompei. All'estremità della sala, un'ulteriore scultura, più antica di un secolo, ritraente il faraone Thutmosi I. Sono i fiori all'occhiello della mostra "Egitto Pompei", al via da oggi e visitabile fino al 2 novembre.
Questi otto guardiani sono un assaggio della grande mostra, curata dal soprintendente di Pompei Massimo Osanna, assieme a Marco Fabbri (docente di Archeologia dei Paesaggi urbani all'università di Tor Vergata), in collaborazione con Simon Connor (tra i curatori dell'allestimento torinese) e con l'organizzazione di Electa. "L'obiettivo - spiega Osanna - è di raccontare la diffusione dei culti egizi in tutto il Mediterraneo, che arrivarono ad influenzare profondamente anche le religioni greca e romana". Per la speciale presentazione di ieri a Pompei nella Palestra Grande ci sono stati Antimo Cesaro, sottosegretario ai Beni Culturali, accompagnaato dai curatori, assieme ad Evelina Christillin (presidente della fondazione Museo delle antichità egizie di Torino), Christian Greco e Paolo Giulierini (rispettivamente direttori del Museo Egizio torinese e dell'Archeologico napoletano).
Siep