Baratto amministrativo, dalla Corte dei Conti l'altolà alle amministrazioni. Il sistema, previsto dal decreto Sblocca Italia, prevede uno sconto sulle tasse locali, in cambio di manodopera e servizi utili alla città e alla collettività. I giudici della Corte dei conti dell’Emilia Romagna, però, mettono un freno al ricorso allo strumento. Secondo i giudici contabili bolognesi però servono precisi limiti e paletti: la riduzione delle imposte non si può applicare su debiti pregressi e ci deve essere una stretta corrispondenza tra il tipo di lavoro socialmente utile prestato e il tributo da tagliare. A richiedere il parere dei giudici è stata l’amministrazione di Bologna, che prima di seguire l’esempio di altri comuni, ha voluto assicurarsi che l’eventuale scelta del baratto amministrativo non comportasse il rischio di vedersi contestato un danno erariale.
Secondo la Corte, “è necessario che sussista un rapporto di stretta inerenza tra le esenzioni o le riduzioni dei tributi” e “le attività di cura e valorizzazione del territorio che i cittadini possono realizzare”. Insomma a chi toglie i mozziconi da un parco si può concedere un taglio sulla Tari, e non su altre imposte, perché il risparmio che il Comune ottiene è solo sui rifiuti. E così via.
Non è possibile, e questo è il secondo punto chiarito dalla Corte, “consentire l’adempimento di tributi locali da parte del cittadino debitore” che, invece di effettuare il pagamento della tassa dovuta, si dedica alla valorizzazione del territorio. Questa ipotesi, secondo i giudici, “non rientra nell’ambito di applicazione della norma”. Una posizione che ricalca quella espressa dall’Istituto per la finanza e l’economia locale dell’Anci, che in un primo approfondimento sul baratto amministrativo aveva escluso la possibilità di usarlo a favore di chi non era riuscito a pagare la tasse in passato.
Redazione