Per oltre un mese, i laboratori privati accreditati della Campania hanno lanciato l’allarme sui possibili tagli ai rimborsi delle prestazioni specialistiche effettuate in convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Il fulcro della questione è il nuovo Nomenclatore tariffario, approvato dal Consiglio regionale della Campania il 26 novembre scorso. La misura, accolta con preoccupazione dagli addetti ai lavori, conferma le paure dei sindacati di categoria, che annunciano azioni di protesta a partire dal 30 dicembre.
Garantite le prestazioni urgenti, ma i pazienti dovranno rivolgersi alle strutture pubbliche per tutto il resto.
Tariffe insostenibili e liste d’attesa in aumento
Il problema principale risiede nelle nuove tariffe di rimborso, giudicate ampiamente inferiori ai costi di produzione. Cifre che, secondo le organizzazioni sindacali di categoria, rendono insostenibile garantire esami di qualità, perfino quelli di base. Già oggi molti pazienti devono pagare di tasca propria a causa dell’esaurimento precoce dei budget regionali, e con il nuovo anno la situazione peggiorerà. Con la riduzione delle prestazioni nei centri privati accreditati, l’impatto sulle strutture pubbliche sarà inevitabile: liste d’attesa più lunghe e una pressione crescente su un sistema già sotto stress.
Una crisi anche occupazionale
Non solo il diritto alla salute è in pericolo: il nuovo nomenclatore rischia di destabilizzare un settore che in Campania conta 411 strutture e circa 5.000 lavoratori. I sindacati stimano una perdita complessiva di 35 milioni di euro per il comparto, che coinvolgerà anche l’indotto legato alla patologia clinica. Misure che aprono la strada a multinazionali e grandi gruppi esteri, che non garantiranno più cure personalizzate, penalizzando soprattutto anziani e pazienti con gravi patologie.
Appello ai cittadini e alle istituzioni
I centri accreditati si rivolgono direttamente ai pazienti con una campagna di sensibilizzazione, distribuendo volantini in cui si chiede supporto per una revisione urgente del nomenclatore. «Solo un aumento dei budget potrà garantire il diritto alla salute per tutti, evitando il blocco dei servizi convenzionati a metà mese a causa dei tetti di spesa», si legge nell’appello.
Anche l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ha espresso perplessità sul nuovo nomenclatore, ritenendo che la sua elaborazione non abbia considerato adeguatamente i costi reali delle prestazioni, ma sia stata guidata da logiche programmatiche contingenti.
Prospettive e interrogativi
La Campania, già protagonista di un ricorso alla Corte costituzionale contro i tagli governativi alla sanità, si trova di fronte a una sfida complessa. Se da un lato occorre tutelare la sostenibilità economica del sistema sanitario, dall’altro non si può ignorare il rischio di una progressiva erosione dei servizi essenziali, con conseguenze drammatiche per i cittadini e il personale sanitario. L’attuazione del nuovo nomenclatore tariffario potrebbe rivelarsi un banco di prova cruciale per la tenuta del sistema sanitario regionale e per la capacità delle istituzioni di garantire un diritto fondamentale come quello alla salute.