Sono coloro che durante il periodo buio della pandemia hanno operato con impegno e sacrifici, mettendo a rischio la propria vita, soprattutto nei primi periodi, privi di qualsiasi mezzo protettivo a disposizione. Definiti eroi ma nessuno potrà mai ringraziarli abbastanza. I loro occhi hanno visto tante sofferenze e dolore, a partire da quell'infinito elenco di defunti andati via da un letto di ospedale all'interno di sacchi. Scene tristissime che non potranno mai cancellare.
"Infermieri italiani stanchi, avviliti ma soprattutto profondamente infelici: la crisi, profonda come uno strapiombo, in cui è precipitata “senza paracadute", da tempo, la sanità di casa nostra, ci pone di fronte il desolante quadro di professionisti che non solo non si sentono valorizzati economicamente e contrattualmente, ma soprattutto soffrono di una serie di disagi che per molti di loro sono diventati davvero ingestibili e che si riflettono inevitabilmente sulla propria vita personale.
La quotidianità, a dir poco drammatica, ci racconta ancora e ancora di turni massacranti, di demansionamenti, di ferie sistematicamente saltate, di uomini e donne (qualcuno lo ha dimenticato!), prima che infermieri, che sottraggono sempre più tempo ai propri affetti, alla propria famiglia, e dall’altra parte non si sentono parte integrante del “progetto salute”, anzi, tutt’altro. La parola chiave è una sola: abbandonati a se stessi.
E allora quando arrivano i pugni, i calci anche in pieno volto, e addirittura le minacce di morte, quando cittadini esasperati dai disservizi all’ordine del giorno nelle strutture sanitarie, tentano addirittura di strangolarti, come accaduto ancora una volta di recente, e in più di un ospedale di casa nostra, gli infermieri si sentono legittimamente svuotati e sviliti come persone
Immaginate una donna, una madre, una moglie, che torna a casa con i segni sul collo di uno sconosciuto che l’ha aggredita, con il volto tumefatto, guarda i figli e il marito, si guarda lei stessa allo specchio, e inevitabilmente finisce con il chiedersi se il giorno successivo vale davvero la pena affrontare magari l’ennesimo estenuante turno di notte.
Ecco allora che noi del Nursing Up abbiamo voluto sentire le loro voci, i loro pensieri, abbiamo voluto cogliere i loro stati d’animo, quelli degli infermieri».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Ed è per questo che abbiamo, da qualche settimana, avviato sondaggi sui social con domande chiave a cui rispondere da parte dei professionisti sanitari.
Ci hanno colpito nel profondo determinate affermazioni, intrise di tristezza e di solitudine, piene di infelicità ma anche di malesseri fisici e psichici che sia chiaro colpiscono come scosse telluriche la già fragile stabilità del nostro sistema sanitario.
Impossibile infatti non far valere il paradigma infermieri infelici-pazienti infelici, in parole povere più si abbassa il livello di soddisfazione del professionista sanitario rispetto al proprio contesto lavorativo, più viene minata la qualità dell'assistenza offerta ai cittadini.
Ci supportano report autorevoli, è bene ricordarlo.
Il 59% degli infermieri in servizio negli ospedali italiani è molto stressato e il 36% sente di non avere il controllo sul proprio carico di lavoro. Il 47,3% si percepisce “privo di energia” e nel 40,2% dei casi si ravvisa un esaurimento emotivo elevato. Il 45.4% ritiene che l’impegno professionale non lasci abbastanza tempo per la propria vita personale e familiare. Alla domanda sulla possibilità di lasciare entro il prossimo anno l’ospedale a causa dell’insoddisfazione lavorativa, quasi la metà degli infermieri ha risposto in modo affermativo (45.2%)».
Continua De Palma: «Eccole alcune delle frasi che hanno lasciato il segno. Le hanno scritte loro, i nostri infermieri, raccontandoci un malessere che è bene non sottovalutare mai.
“Mi sento oppressa, mi sento vulnerabile, mi sento svuotata nella mia identità di donna e di professionista”, scrive una infermiera.
Oppure ancora un’altra:
“Sono scoppiata dentro, stanca, delusa, amareggiata, mi sento usata e gettata, mi sento defraudata di tutto”.
Parole pesantissime, dice ancora De Palma.
Ed è doveroso da parte nostra, mantenendo la privacy di chi ci ha testimoniato con coraggio il suo dolore, raccontare alla collettività quello che vivono dentro gli infermieri italiani.
E in attesa che il Ministro della Salute, che in questi giorni ha dichiarato di essere al lavoro per motivare e convincere a restare nel SSN gli operatori sanitari, ci faccia sapere in quale modo vorrà realizzare questo suo nobile presupposto, sono davvero tanti gli infermieri consapevoli del disagio che attraversano, e hanno già chiesto o pensano di chiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta.
Il Governo, le Regioni, le aziende sanitarie, si sentano responsabili una volta per tutte della serenità psicofisica dei professionisti sanitari. Questo è l’ennesimo campanello di allarme», conclude De Palma.