Non sempre la passione calcistica va di pari passo con il proprio lavoro. Elettra Agovino, biologa nutrizionista, sotto questo aspetto si ritiene fortunata. E' nata a Benevento, fa il tifo per la strega e da due anni è la nutrizionista della squadra giallorossa. “Il Benevento è una bella realtà – spiega – e per me che sono nata qui è un doppio onore. Nel mondo dello sport e in particolare in quello calcistico si fanno sempre nuove scoperte”.
Elettra fa parte di quella schiera di eroi “invisibili che contribuiscono alle fortune di una squadra, la nutrizione per uno sportivo è un mondo parallelo che ha regole e percorsi che pochi conoscono. Si inizia con una visione generale, si finisce col considerare ogni giocatore come un “cliente” particolare da soddisfare. “Da un punto di vista di tipologia di alimenti non ci discostiamo molto da una sana dieta mediterranea, quello che varia è certamente la quantità che va tarata sulla persona e sulle esigenze in funzione degli allenamenti. La base è costituita sempre da carboidrati e proteine: nello sport si tende spesso a sopravvalutare le proteine, ma è molto importante anche la quota dei carboidrati. Ovviamente sono essenziali anche frutta e verdure, per reintegrare i sali minerali persi per la sudorazione, oltre che essere degli antiossidanti naturali che servono per ciò che si perde nel corso degli allenamenti”.
L'età dei giocatori in una squadra varia tantissimo: in particolare nel Benevento si va dai 17 anni di Nunziante, ai 31 di Agazzi, fino al 36 di Manfredini. In base all'età varia anche l'alimentazione: “I ragazzi in fase di crescita hanno bisogno di un apporto in più, sia calorico che nutriente in generale. Lo richiede la normale fase di crescita, necessità che sono diverse per un adulto. La risposta dell'organismo cambia in base all'allenamento e anche per i tempi di recupero. In un ragazzo giovane sono più rapidi e loro hanno bisogno di proteine, mentre i carboidrati velocizzano comunque il recupero”.
Tenere in riga una squadra di calcio è come farlo in una scuola che però ha alunni di età diverse: “Può capitare che in un gruppo ci siano casi più difficili da seguire, non è semplice coniugare i ritmi degli allenamenti com una sana alimentazione. In genere qualche minorenne richiede anche uno “svago alimentare”. Ma per lo più capiscono loro stessi fin dove possono arrivare e la differenza tra mangiare disordinato e corretto”. Lo “sgarro” più frequente può essere la pizza...: “Ma se la consentono per lo più nei giorni di riposo. In fondo si può considerare, ma va inserita nella giornata giusta. Nel nostro gruppo grossi sgarri non se ne fanno, Auteri tiene molto a questo ed è sempre pronto a controllare con la sua bilancia”.
Come ci si alimenta prima di una partita? “E' sempre lo stesso discorso: carboidrati per l'energia a lento assorbimento, petto di pollo, proteine senza appesantirsi troppo. Tendenzialmente vengono ridotti legumi e verdure per non creare problemi alla digestione”.
In generale è così, ma il calcio moderno ha spesso orari impossibili: dalle 12,30 del mattino alle 21 di sera. Un problema... “E' sempre un tantino complicato, dipende anche dalle scelte della società. Quando si gioca di mattina dipende da individuo a individuo: verso le 10 si possono mangiare dei carboidrati o fare un'abbondante colazione. Non conviene entrare in campo a digiuno, in novanta minuti ci possono essere cali di energia. Un pasto leggero è sempre consigliato. Quando si gioca di sera è consigliabile una merenda più sostanziosa un paio d'ore prima della partita. Dopo servono i carboidrati, se è un post partita gioioso anche una pizza va più che bene”.
Nell'arco di una stagione si va incontro a momenti di caldo africano (in ritiro quasi 40 gradi) ad altri di freddo intensi. Anche in questo caso l'alimentazione interviene: “A prescindere dalle temperature la cosa più importante è l'idratazione. Nel periodo estivo va monitorata, c'è rischio di disidratazione. Nel corso della stagione tutto va regolato dal punto di vista alimentare: serve a rifornire i muscoli nel modo giusto e velocizzare i tempi di recupero, scongiurando per altro possibili infortuni. Un muscolo che non recupera va più soggetto ad infortuni”.
La squadra è sempre sotto controllo anche dal punto di vista alimentare: “Mensilmente effettuiamo una valutazione della composizione corporea, tarata sul singolo giocatore: si misura il quantitativo di grasso e si colloca il giocatore in un “range”. Poi diminuiamo o aumentiamo a secondo delle esigenze il grasso che può essere consumato nell'alimentazione”. Un lavoro meticoloso che varia da elemento a elemento e anche in base al ruolo che si ricopre...: “Il ruolo va sempre tenuto in considerazione. I portieri hanno esigenze diverse rispetto ad un centrocampista e su quella base si fanno opportune valutazioni”. In generale c'è un menu standard quando la squadra va in ritiro: “E' proprio così, anche se in qualche caso c'è qualche menu personalizzato, mentre alcuni anche di loro spontanea volontà chiedono di seguire un piano alimentare anziché un altro. Strada facendo si riorganizza tutto”.
Un lavoro appassionante e meticoloso, che è entrato a giusto diritto nello sport e più in particolare nella preparazione fisica di una squadra di calcio: “L'anno scorso – spiega la dottoressa Agovino – è stata quasi una fase di studio sia per me che per la società. Abbiamo dovuto conoscerci. Già quest'anno è stata una situazione diversa e molto piacevole. Man mano diventa sempre più bello, capisco come potermi muovere e fin dove potermi spingere. Noto la massima fiducia, è proprio una bella esperienza. Sono già contenta dello scorso anno, spero che questo vada ancora meglio”.
Tra i segreti di un successo c'è sempre una parte meno conosciuta, ma che è essenziale nell'organizzazione di una squadra di calcio. E che spesso diventa il tassello imprescindibile di un mosaico perfetto.