Ecco perché il centrosinistra ha perso a Benevento

Analisi della sconfitta elettorale di Del Vecchio e del centrosinistra

Benevento.  

“E' una bocciatura per l'amministrazione uscente”. E' naturalmente il commento più in voga a Benevento per spiegare e analizzare, senza troppa voglia, lo schiaffone, perché di schiaffone si tratta, ricevuto dal centrosinistra alle amministrative. Di certo l'amministrazione uscente ne esce con le ossa rotte, polverizzate, ma è riduttivo spiegare il trionfo di Mastella solamente con il 4 in pagella attribuito ai dieci anni di Pepe. Per carità: è chiaro ovunque, a chi gira e ha girato a Benevento, che l'insofferenza per questa amministrazione è fortissima. Ma è anche una condizione naturale: dal 2006 ad oggi è cambiato il mondo, quello degli enti locali sicuramente in peggio, inevitabilmente Fausto Pepe e la sua amministrazione hanno messo la faccia su questa contingenza negativa, anche più o molto più di quel che meritavano.

Spesso si sono fatti paragoni con amministrazioni del passato: errore grossolano, viste le contingenze completamente diverse, paragonare l'amministrazione Pepe a quelle degli anni 90 sarebbe come paragonare il Napoli di Naldi, scalcagnato e sommerso dai debiti, a quello di Ferlaino nel pieno del boom edilizio .

Certo, di errori ce ne sono stati tanti, tantissimi, a partire dalla scelta degli uomini da mettere nei ruoli chiave, spesso dirigenti fantasma o per l'opposto troppo...muscolari, alla gestione di argomenti importanti come il disagio che covava negli ambienti più deboli, la questione mensa, l'Amts. Ma non può essere il risentimento nei confronti dell'amministrazione l'unica motivazione della debacle elettorale. C'è un errore grosso nei tempi che hanno portato alla candidatura di Del Vecchio: i dieci anni di amministrazioni, quando era ben nota una distanza quasi siderale tra lui e il suo “superiore” Pepe hanno creato una sovrapposizione dei due: facce della stessa medaglia per i cittadini. Si è arrivati, infatti, con le stesse distanze siderali a presentare quella candidatura, con la contrapposizione tra l'ala forte del Pd e l'area facente capo a Pepe, quella dei lealisti, lo scontro si è acuito durante le primarie, quando Del Vecchio ha tentato di smarcarsi dal modello amministrativo degli ultimi dieci anni, salvo poi la retromarcia quando si è arrivati alla improbabile ricomposizione tra il Pd e Lealtà. Sarebbe servito maggior coraggio forse: un Del Vecchio dimissionario un anno fa forse avrebbe avuto un impatto diverso sull'elettorato.

Non ha convinto, per niente, neppure la campagna elettorale: chi conosce Raffaele Del Vecchio sa che poche volte, in questi mesi, Raffaele Del Vecchio è stato Raffaele Del Vecchio. Spesso è stata passata una sua immagine diversa dalla realtà: se l'ex vicesindaco fosse stato sempre quello dell'ultimo appuntamento a Piazza Roma, e non vincolato a un'etichetta, a un'immagine da dare quasi per forza,  forse il risultato sarebbe stato diverso. La storia insegna, inoltre, e Berlusconi ne è l'esempio lampante, che personalizzare troppo lo scontro, spesso crea simpatie per chi finisce nel mirino, più che per chi attacca. E gli attacchi che avrebbero dovuto ingenerare disistima e distacco nei confronti di Mastella hanno portato l'effetto opposto, rinvigorendo l'immagine dell'ex Guardiasigilli. Per non parlare delle uscite social di alcuni pasdaran dell'ultim'ora, che hanno avuto la capacità di irritare a dismisura l'elettorato: atteggiamenti talmente zelanti e controproducenti che si potrebbero quantificare in 10 voti in meno per Del Vecchio a commento postato.

Non convince neppure l'atteggiamento di pezzi del Pd: dall'organizzazione, a volte cervellotica nel fare tutto e il contrario di tutto ingenerando confusione negli elettori e negli addetti ai lavori, all'atteggiamento di alcuni ex membri dell'amministrazione, sonnacchiosi e silenti nel loro mandato, pronti a rivendicare il proprio impegno e il loro lavoro in campagna elettorale, tra lettere e messaggi. Pensare di poter aver successo “allisciando” l'elettore in campagna elettorale e abbandonandolo per 4 anni e 10 mesi è un po' offendere la sua intelligenza.
Elementi, questi, su cui riflettere: una sconfitta che arriva dopo tante vittorie elettorali può essere vista come un terremoto, certo, ma anche come un'occasione: la scelta tra le due opzioni sta a Del Vecchio, al Pd, e ai protagonisti di questa sconfitta. 

A cura di Cristiano Vella