di Luciano Trapanese
Uno strano destino quello che accomuna Clemente Mastella a Luigi De Magistris. Il rieletto sindaco di Napoli, all'epoca procuratore di Catanzaro, coinvolse in una inchiesta (poi finita in un puf), l'allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Una indagine che portò alle dimissioni del Guardasigilli, Mastella appunto, e al conseguente declino per il deputato sannita dalla scena politica nazionale.
Ieri sera su OttoChannel, nel corso della diretta/maratona elettorale, sono andati in onda, uno dopo l'altro, i festeggiamenti per l'elezione di entrambi. De Magistris riconfermato primo cittadino di Napoli. Mastella, un po' più a sorpresa, eletto sindaco di Benevento.
Storie incrociate. E personaggi diversi, ma legati da un destino che si diverte a metterli insieme.
Entrambi sono riusciti in un piccolo miracolo.
De Magistris è stato in grado di incarnare, dopo cinque anni nelle istituzioni, ancora lo spirito masianellesco. Un rivoluzionario al potere. Eppure, a due anni dal voto, il suo indice di gradimento tra i napoletani era sceso al minimo storico. Al punto che si ipotizzava almeno difficile la possibilità di una sua rielezione. E invece, il buon Giggino (come affettuosamente lo chiama il “suo popolo”), ha capito in tempo l'andazzo e ha indossato i panni che più e meglio si adattano al sua indole e alla sue caratteristiche comunicative. Si è strappato la fascia tricolore e ha ripreso la bandana arancione. Pane al pane e vino al vino. Ha parlato come la sua gente: diretto, senza giri di parole, a volte anche esagerando (soprattutto quando ha rivolto i suoi strali contro Renzi). Ma ha ricostruito un legame che sembrava spezzato e ripreso la sua narrazione di sindaco in trincea. Solo contro tutti. O meglio, Napoli contro tutti. Ha parlato alla pancia della città, rimarcando la sua distanza dal sistema e dai partiti tradizionali. Mai scelta fu più azzeccata.
Il miracolo di Mastella a Benevento, nella terra di Padre Pio, è ancora più clamoroso. Il politico di lungo corso, colui che è stato spesso citato come simbolo della vecchia politica, un residuato della prima repubblica, ebbene, questo presunto reperto storico, è stato capace di imporsi all'attenzione dei beneventani, come un rinnovatore. Ed ha sconfitto un candidato (Del Vecchio, il cognome non aiuta), nettamente più giovane di lui. L'ex ministro ha anche riesumato, vestendola con abiti alla moda, la vecchia (bisogna andare al millennio scorso), intesa con De Mita – in questo caso il nipote del leader di Nusco -, rievocando i fasti targati Dc della sinistra di base.
Due vittorie diverse e uguali, che hanno un denominatore comune: il crollo verticale del Pd. A Napoli come a Benevento. E se a Napoli, dopo le primarie delle polemiche (e la frattura con Bassolino), il flop al primo turno, l'oggettiva debolezza della candidata, e un partito ridotto in macerie, l'esito era comunque atteso, a Benevento si riteneva dovesse andare diversamente. Nel feudo del potente sottosegretario Umberto del Basso de Caro, i sinistri scricchiolii che minano il partito di Renzi un po' ovunque (Avellino in primis, tanto per restare in Campania), sembravano meno evidenti. E invece, crollo verticale. La città ha detto no. Bocciando una proposta politica evidentemente lacunosa, una campagna elettorale a tratti molto volgare, e soprattutto – ma questo è il mantra che si ascolta in ogni dove – l'abissale distanza che separa il partito dalla realtà. Hanno pagato l'autoreferenzialità spinta, la fallace consapevolezza di poter muovere voti e preferenze a piacimento. Ignorando – come altrove – che i tempi sono cambiati. Non c'e più quel partito (Dc, Pci o Psi che sia), capace di smuovere masse irregimentate, non c'è più quel legame con i territori. Le sezioni si sono ridotte a club per i soliti intimi, spesso mossi da ambizioni personali. E così è successo l'inevitabile. I beneventani hanno scelto un personaggio e la sua storia. Nel face to face, in realtà, il giovane Del Vecchio, senza una struttura adeguata a supportarlo, aveva ben poche chance contro una vecchia volpe. E così è stato.