Pepe: "Pd: non è l'antimastellismo la chiave per andare avanti"

La presidente della federazione provinciale: "Ci sono temi su cui non si può scegliere l'Aventino"

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Benevento.  

Un dialogo giovane, quello che si è creato all'interno del Pd: giorni fa il segretario napoletano dem, Marco Sarracino, è intervenuto all'indomani del buon risultato elettorale auspicando il campo largo, aprendo non solo al Movimento Cinque Stelle (Sarracino citava anche Mastella ad esempio). Antonella Pepe, presidente del Pd beneventano e come Sarracino nell'area del partito vicina ad Andrea Orlando, Dems, di cui è anche coordinatrice regionale, commenta quelle parole e andando oltre, guardando al ruolo di guida che deve assumersi il Pd in questo momento.


Partendo dalle parole di Marco Sarracino….

Marco Sarracino, segretario metropolitano di Napoli, rappresenta al meglio la leadership di una nuova generazione del Partito democratico che forte della propria identità non teme il dialogo ed il confronto con le altre forze politiche. Con la sua segreteria, giovane e rinnovata, ha riportato il Pd non solo a vincere Napoli, ma anche tantissimi centri della provincia partenopea. Leggere le sue parole in chiave localistica denota piuttosto il livello di un certo dibattito nostrano, più orientato a prove di natura muscolare che non a cogliere le sfide che abbiamo di fronte.

Sfide come le elezioni politiche, l'anno prossimo?

A partire proprio dalle elezioni politiche. Il Pd è un partito nazionale, ad oggi il primo partito, come dimostrato anche nelle ultime amministrative. E’ il perno della coalizione progressista e riformista e come tale ha il dovere di provare a costruire un campo largo e competitivo per battere la destra. Una destra che è sempre più a trazione di forze illiberali e oscurantiste che negano le libertà, la cooperazione europea, la difesa del lavoro. Forza conservatrici che dietro il finto richiamo all’interesse nazionale, vogliono impedire alla politica di dotarsi degli strumenti necessari a contrastare lo strapotere di una certa economia che invece è sempre più trasnazionale. Basti pensare che l’Ungheria di Orban, amico di Meloni e Salvini, ha posto il veto per tassare in quota minima le multinazionali. Così come il progetto dell’autonomia differenziata, su cui bene ha fatto il Presidente De Luca ad intervenire, che penalizza il mezzogiorno svelando la vera natura della Lega. Insomma, la stessa Forza Italia, che invece siede nel PPE, dovrebbe a mio parere porsi più di qualche domanda.

Ci sarebbe la terza via, quella centrista...

Ha fatto benissimo il segretario Enrico Letta a chiarire che non c’è spazio per un presunto centro, del resto il sistema elettorale è quello che conosciamo. O si sta da una parte, per il lavoro, la transizione ecologica, la lotta alle disuguaglianze, i diritti, una maggiore cooperazione politica internazionale, o si sta dall’altra. Questo e non è altri è il terreno su cui siamo chiamati a costruire un perimetro comune ed è anche l’unico che ci ha visto in passato raccogliere maggiore consenso.

Un terreno in cui c'è anche Mastella, come dice Sarracino?

Le parole di Marco hanno messo in luce più le contraddizioni di Clemente Mastella che non quelle del Pd, che è bene ricordare, è una forza politica nazionale. Mastella ha partecipato alla costruzione del centrosinistra in Regione Campania, contribuendo ad eleggere il Presidente De Luca, così come in altre realtà comunali della regione; a Benevento, invece, ha puntato all’autosufficienza raccattando personalità a destra e sinistra pur di imporre la sua leadership su qualsiasi progetto comune per la città. La storia è nota, il Pd ha costruito un progetto ampio, capace di mettere insieme l’area cattolica e la sinistra di base, forze diverse che hanno ottenuto un risultato straordinario. Al netto dei numeri in consiglio comunale, quella proposta ha ottenuto la metà dei consensi in città, a mani nude, e farebbe bene l’amministrazione comunale a considerare questo dato politico inequivocabile, favorendo un maggiore confronto e dialogo. A Roma, poi, sempre Mastella si è candidato a fare il federatore di un centro che non è mai nato e che, possiamo dirlo, non nascerà mai.

Il Pd beneventano soffre di antimastellismo?

Io credo che il più grande male della politica sia porsi come “anti” e peggio ancora, renderlo l’unico collante dello stare insieme. E sono convinta che un grande partito debba avere l’ambizione di guadagnare centralità sulla proposta e sulla capacità di incidere nelle trasformazioni che interessano le nostre comunità. Insomma, se ai destini personali sappiamo preferire i destini delle nostre comunità, se abbiamo visione e lungimiranza e non se ci fermiamo alla prossima scadenza elettorale. Quando il terreno del confronto sono la politica e l’interesse comune non ci si può sottrarre. Penso ai grandi investimenti che ci riguarderanno, al Contratto di sviluppo, all’implementazione della zona ASI e lo scalo merci, alla sanità, al ciclo integrato dei rifiuti, al distretto idrico, alla viabilità provinciale. Partite strategiche su cui il Pd non può scegliere l’Aventino. Lo dobbiamo agli amministratori, ai sindaci, ma, soprattutto lo dobbiamo al territorio.

E' stata annunciata da poco la candidatura a presidente della Provincia di Nino Lombardi, definita “un'offerta al territorio”

Nino Lombardi ha condotto la sua reggenza in totale discontinuità con quanto visto prima, ha dimostrato grande rispetto per l’istituzione Provincia, con un approccio dialogante ed equilibrato. Parliamo di un’elezione di secondo livello, con un voto ponderato e riservato ai sindaci e consiglieri comunali. Nei prossimi giorni incontreremo i nostri amministratori per discutere. E’ a loro che compete definire le azioni che metteremo in campo. Certamente credo non siano percorribili strade che vedano ammucchiate innaturali.

Dunque un Pd dialogante?

Immagino un Partito democratico che faccia il Partito democratico, una forza progressista, nazionale, di governo, senza alcuna subalternità, capace di parlare alle persone, avanzare proposte concrete, rappresentare chi ha meno voce. A differenza di altre formazioni politiche, noi siamo interpreti momentanei, il Pd continuerà ad esistere anche senza di noi. Costruire una comunità in salute, autorevole, riconosciuta è l’unico dovere a cui possiamo cercare di assolvere.

Detto da chi ha poco più di 30 anni però...

Sarà anche per questo che non vivo una certa tipologia di competizione. Appartengo a quella generazione che non solo ha l’ambizione di scrivere il futuro, ma anche vederlo e viverci.

Quanto al Pd regionale invece?

Spero che si possa uscire definitivamente dalla logica delle bande e si possa tornare, con l’aiuto dei vertici nazionali, ad una dialettica seria ed utile per la Campania.