Il Pd e le voci "dal sen fuggite" di De Caro e De Luca

Autorevoli esponenti di un partito che continua a parlare solo e soltanto di se stesso

Benevento.  

L'ex senatore Enzo De Luca, ad Avellino, e l'ex sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, a Benevento, nel giro di 24 ore sono stati capaci di rappresentare tutto il drammatico distacco di chi, sedicente classe dirigente all'interno del Pd, dovrebbe riprendere a parlare della vita reale per dare alla politica, alla politica di centrosinistra, un nuovo impulso.

Il primo, commentando l'esito delle primarie, lui si è schierato con Zingaretti, aveva lasciato cadere, incautamente per uno navigato qual è, il nome del professor Francesco Barra come possibile candidato sindaco. Prima ancora di guardarsi attorno, capire alleanze, scenari, e magari, perché no, buttare giù qualche straccio di idea per rianimare il capoluogo irpino, lui aveva già il nome del sindaco.

Puntuale, da parte del diretto interessato, oggi è arrivata la censura: “Voci dal sen fuggite...”, ha detto il professor Barra. Il dotto riferimento è a un verso di Metastasio, che continua con un più eloquente “...poi richiamar non vale”. In parafrasi significa che la parola detta, sfuggita in un momento di irriflessione, non sa tornare indietro. Meglio: non può. Un modo elegante per dire che De Luca faceva meglio a stare zitto.

A Benevento, a oramai sei giorni dalle primarie, evidentemente perché nessuno aveva trovato importante scriverlo, Umberto Del Basso De Caro ha pensato di convocare un incontro stampa per spiegare a tutti che lui le primarie le ha vinte. L'ex sottosegretario, giusto per ricordarlo, appoggiava Martina, alle primarie battuto da Zingaretti. Ma tant'è. Lui ha vinto e, parole sue, “adesso il partito capirà che le zone interne contano”.

De Caro parla di “zone interne” perché ultimamente culla l'idea che lui rappresenti anche Avellino, dove pure ha perso, in virtù di una messe di preferenze ricevute nella sua corsa, ahilui pure non vinta, alla segreteria regionale del Pd.

“Voci dal sen fuggite”, direbbe Metastasio. Di più. De Caro ha dato testimonianza di sé anche ad Avellino, ribattendo al neo segretario regionale, Leo Annunziata, che questi non aveva titoli per fare appello all'unità interna e aprire il dialogo con tutte le anime del centrosinistra. Solo lui, De Caro, aveva i numeri per convocare tavoli: “gli altri non esistono”.

Ci fermiamo qui?

Non per carità di patria, val la pena riprendere il minuetto visto sull'ospedale di Sant'Agata de Goti e il pronto soccorso cancellato dalla rete del 118, con gli applausi del Pd sannita che parlava di “rilancio”, salvo poi ricredersi quando a furor di popolo, quella iniziativa si è rivelata devastante sul territorio: la vita reale, appunto.

Enzo De Luca ad Avellino ha vinto. Ma si è dovuto lasciare alle spalle l'adesione “convinta” alla componente renziana di qualche mese fa. De Caro ha vinto e con lui le aree interne.

Insieme sono voci autorevoli Pd, “voci dal sen fuggite”.