Una politica regionale completamente anacronistica sulle energie rinnovabili e tante occasioni perse per il territorio. E' la riflessione del consigliere provinciale Giuseppe Ruggiero, che chiede un netto cambio di rotta: "
La delibera della Regione Campania n° 533 del 2016, conseguenza della Legge Regionale n° 6 del 5 aprile 2016, ha rappresentato una vera e propria moratoria per le energie rinnovabili. Inoltre la Corte Costituzionale, con sentenza n° 177 del 26 luglio 2018, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’ 15, comma 3 della predetta legge regionale, la quale imponeva un periodo di moratoria di sei mesi al rilascio delle autorizzazioni uniche in attesa della predisposizione di un piano energetico regionale, poi mai redatto ed adottato.
In un’epoca in cui la Comunità Economica Europea ha imposto per gli Stati membri l’obbligo di raggiungere il 34% della propria produzione elettrica attraverso le fonti rinnovabile, la Regione Campania attraverso quindi norme confuse, conflittuali e su cui pendono altre decine di ricorsi, ha letteralmente paralizzato il settore delle rinnovabili.
Le aree più produttive d’Italia, come ad esempio la valle del Fortore Sannita, sono state ritenute sature e non più utilizzabili, impedendo persino il repowering dei vecchi impianti, ormai obsoleti rispetto alle nuove tecnologie.
Altre aree non ritenute sature, sono diventate ugualmente inedificabili in quanto nella norma regionale, i vincoli sono diventati talmente stringenti da trasformarsi in veri e propri divieti, oltre ad inserire nella realizzazione degli impianti una serie di distanze precauzionali, da strade ed abitazioni, che non permettono di trovare un solo metro quadro di terreno utilizzabile.
La normativa era talmente stringente che da quando è stata pubblicata ed attuata, il settore regionale preposto non ha rilasciato una sola nuova autorizzazione.
Le scelte della Regione Campania appaiono incomprensibili soprattutto per il fatto che una filiera economica si era venuta a sviluppare in uno dei territori più poveri ed arretrati d’Italia. Aziende quali IVPC, Erg ed Enercon hanno insediato uffici e magazzini non solo nel capoluogo di Provincia, ma anche in piccoli Comuni quali San Marco dei Cavoti e Montefalcone di Val Fortore. Le unità lavorative dirette, in un territorio che dal dopoguerra ad oggi ha conosciuto uno spopolamento di oltre il 50% della popolazione residente, sono quasi duecento, nella massima parte giovani fortorini che non sono dovuti emigrare come i propri nonni o genitori.
Il paradosso di questa situazione consiste nel fatto che nella propria programmazione energetica, la Regione Campania non ha mai ascoltato i territori. Nel Fortore beneventano non si sono mai verificate forme di protesta da parte delle Amministrazioni Comunali. Infatti tutti i comuni interessati da queste istallazioni, circa una decina, beneficiano di una royalty pari al 3% del fatturato lordo che queste società ottengono dalla vendita dell’energia o dalla cessione di titoli energetici, per un importo vicino ai tre milioni di euro.
Inoltre la realizzazione e la continua manutenzione di cui hanno bisogno gli impianti, ha permesso a queste comunità di ottenere continui interventi sulla viabilità rurale.
Gli stessi agricoltori ricavano dal fitto dei loro terreni introiti importantissimi per la sopravvivenza di aziende agricole nate in territori orograficamente difficili e di minore produttività rispetto alle distese del vicino Tavoliere.
Anche il settore delle costruzione che nei passati anni ha tratto enormi benefici dalla realizzazione di queste impianti è completamento fermo, e attende con ansia che qualcosa si sblocchi presso l’assessorato alle attività produttive della Regione Campania, soprattutto per il rifacimento dei vecchi impianti.
Sono tanti gli attori interessati da questa filiera dell’energia verde, eppure il Governatore Vincenzo De Luca invece di ascoltarli legifera unicamente in funzione di piccole beghe che coinvolgono comitati locali molto spesso animati da questioni politiche limitatamente circoscritte a singoli comuni.
Andrebbe chiesto al Governatore De Luca quale idea di sviluppo ha per queste aree interne della Campania, considerato che la spesa sui fondi comunitari per le misure legate all’agricoltura è ai minimi storici con il rischio di restituire a Bruxelles centinaia di milioni di euro, o bisognerebbe chiedergli se è meglio produrre energie da fonti rinnovabili o dall’utilizzo di centrali a carbone o a gas.
“Alla luce di queste novità giurisprudenziali, nei prossimi giorni mi farò carico di un incontro fra tutte le amministrazioni dei territori che ospitano impianti da energia rinnovabile, per elaborare proposte da sottoporre al governo regionale anche alla luce del necessario ripotenziamento degli impianti. E’ necessario anche il coinvolgimento e il confronti fra i rappresentanti delle categorie produttive e degli operatori del settore, in modo da avviare un sereno e corretto rapporto collaborativo fra questi e le amministrazioni del territorio alla luce dei futuri scenari che certamente caratterizzeranno i prossimi anni”