Bancarotta e autoriciclaggio: oltre alle interdizioni, disposto anche il carcere

Benevento. A differenza dei due professionisti, misura non definitiva per un 61enne di Montesarchio

bancarotta e autoriciclaggio oltre alle interdizioni disposto anche il carcere

Ricorso in Cassazione della difesa dell'uomo contro la decisione del Riesame

Benevento.  

E' uno dei tronconi – per un altro, il più importamte, è già in corso un processo – dell'inchiesta su Nicola P., 61 anni, di Montesarchio, che nelle scorse ore ha fatto registrare una novità sul versante cautelare. Perchè il Riesame, accogliendo l'appello del pm Giulio Barbato, ha disposto il divieto di esercitare imprese ed uffici direttivi di persone giuridiche per un anno nei confronti di C. G. di Avellino – è difeso dall'avvocato Paola Corcione – e A. G., di Mercogliano – è assistito dall'avvocato Angelo Mastrocola -, e, per uno di loro,il divieto di esercitare la professione di revisore legale per la stessa durata.

Sono indagati per bancarotta ed autoriciclaggio, due ipotesi di reato prospettate in una inchiesta della guardia di finanza che era stata scandita dalle richieste della Procura che il gip Maria Di Carlo aveva respinto. Una richiesta di custodia cautelare in carcere aveva riguardato anche Nicola P.: il Riesame ha detto sì, ma la misura non è diventata definitiva perchè la difesa, rappresentata dagli avvocati Angelo Leone e Dario Vannetiello, ha impugnato dinanzi alla Cassazione la decisione del Tribunale di Napoli.

Il punto di partenza dell'attività investigativa, che ha chiamato in causa anche altre quattro persone, è il fallimento, nel 2021, di una società che operava nel settore del commercio di polimeri, petroli e carburanti, con un passivo accertato di 16 milioni di euro. La tesi degli inquirenti è che, in epoca prossima alla dichiarazione di fallimento, attraverso varie operazioni con diverse società, anche costituite allo scopo, l'impresa sarebbe stata spogliata del patrimonio immobiliare, del valore di 700mila euro, per poi fallire.

A detta della Procura, dopo l’erogazione di un finanziamento pubblico per circa due milioni di euro, gli amministratori di diritto e di fatto della società fallita, garante nell’ambito di tale finanziamento, avrebbero fittiziamente ceduto un opificio industriale a Montesarchio del valore di 700mila euro, all’interno del quale, peraltro, doveva essere realizzato il progetto finanziato con fondi dello Stato.