Arriva in piazza Castello in largo anticipo. E' vestito di tutto punto, indossa una coppola e per camminare si appoggia ad un bastone. Si accomoda su un gradone alla base della Rocca dei Rettori e mi fissa. Si è accorto che lo sto guardando, è lui a rompere il ghiaccio.
“Quanti anni mi dà?”, chiede. E, mentre sto per rispondergli che qualunque sia la sua eta, mi sembra in ottima forma, mi piazza sul volto un “86” carico di orgoglio. Lui è Mario, per lungo tempo “barman a piazza Santa Sofia e via Perasso”. Ha voglia di parlare: “Vengo sempre, fino 6 mesi fa, quando l'ho perso, con me c'era un fratello gemello con il quale, per otto anni, abbiamo studiato su un unico libro”.
Una pausa, poi prosegue: “Sono qui perchè tra quei caduti ( e mentre lo dice indica con un dito il monumento ad essi dedicato) ci sono anche dei miei parenti. Non dobbiamo mai dimenticare i nostri nonni e bisnonni, coloro che hanno combattuto per noi”, conclude.
Parole bellissime, peccato che gli altoparlanti installati per la festa dell'Unità nazionale e delle forze armate non possano diffonderle, facendole ascoltare ai più piccoli. Per fortuna c'è la V classe elementare della scuola Pietà a rendere meno amaro il bilancio delle presenze.
D'accordo le autorità, praticamente nulla la partecipazione popolare. E' una delle conseguenze della ritualità di determinati appuntamenti, anche se molto importanti. Subentra una sorta di assuefazione, quasi di indifferenza, come se fossimo convinti che ciò che abbiamo nessuno potrà mai togliercelo. Non è così, purtroppo, il rischio è costantemente dietro l'angolo.
La cerimonia si svolge secondo tappe cristallizzate, e non potrebbe essere diversamente: lo schieramento passato in rassegna, l'alzabandiera, la corona di alloro deposta davanti al monumento ai caduti, l'inno di Mameli, le note del silenzio.
Il prefetto Raffaella Moascarella ed il comandante provinciale dei carabinieri Enrico Calandro leggono, rispettivamente, i messaggi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Viene sottolineato il valore dell'unità nazionale e delle forze armate: “a difesa della libertà dei cittadini e della democrazia, con le forze di polizia, nel nostro Paese; un presidio per la pace ed il rispetto del diritto internazionale, all'estero”.
Il vice sindaco di Benevento, Francesco De Pierro, definisce la “Festa una solennità laica di sraordinario valore istituzionale” e una “violazione del principio costituzionale ogni intento divisivo”, con un rimando alle affermazioni del Papa: “Dobbiamo recuperare la forza del cuore e del sentimento”. Mentre Nino Lombardi, presidente della Provincia, richiama l'attenzione sulle “crescenti tensioni, sull'instabilità alle nostre porte”. Il richiamo è alla guerra, “una sconfitta della ragione e delle coscienze”.