Sul suo corpo, ormai prossimo alla saponificazione, non sarebbero stati trovati segni di arma da fuoco e da taglio, né particolari traumi e contusioni: elementi che non escludono però alcuna pista nella ricostruzione della tragica fine del giovane ripescato ieri – come anticipato da Ottopagine - dalle acque del Calore.
Gli unici dati a disposizione del pm Giulio Barbato e della Mobile sono l'eta – dai 30 anni in giù – e il sesso della vittima, poi null'altro. Da una prima ispezione del cadavere operata dal medico legale Emilio D'Oro sarebbe emerso che il cadavere era nell'acqua da una quindicina di giorni, forse più. Nessun documento, non sarà certo agevole risalire alla sua identità.
La speranza è che il Dna ed i rilievi della Scientifica, in particolare delle impronte digitali, possano fornire un contributo per dare un nome ed un volto a quella persona che la corrente potrebbe aver trascinato dall'Avellinese o dal Casertano. Si è tolta la vita, c'è finita accidentalmente o qualcuno l'ha gettata nell'acqua? Interrogativi che per ora restano senza una risposta, resta da capire se sarà disposta l'autopsia, che potrebbe essere eseguita anche se, una volta trascorso un determinato tempo, non si riuscisse a definire le generalità del malcapitato.
Non mancano le denunce di scomparsa nei vari territori, ma non è certo semplice abbinarne una a quel giovane rinvenuto nel Calore.Era stato un pescatore, mentre era fermo al di sotto del ponte che sormonta alla contrada Scafa la vecchia provinciale Vitulanese, a trovarsi dinanzi agli occhi una sagoma immersa nell'acqua. Aveva dato l'allarme, le indicazioni restituite da un drone che un tecnico stava adoperando avevano permesso di individuare il punto nel quale si era fermato il cadavere, poi recuperato dai vigli del fuoco.