Sarà discusso il 23 settembre l'appello delle difese contro il mancato ritorno in libertà, deciso dal Gip dopo l'interrogatorio, di Giovanni V. di Foglianise, cardiologo del Fatebenefratelli, e Antonio Z., della provincia di Taranto, un viceprocuratore onorario che all’epoca dei fatti era in servizio a Lecce, finiti a giugno agli arresti domiciliari per una ipotesi di violenza sessuale di gruppo.
Difesi dagli avvocati Nico Salomone e Umberto Del Basso De Caro, entrambi erano stati colpiti da una ordinanza di custodia cautelare che era stata eseguita dalla guardia di finanza dopo che la Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso dei difensori contro la decisione con la quale il Riesame aveva accolto l'appello del Pm contro il no del Gip all'adozione della misura. In particolare, la Suprema Corte aveva annullato con rinvio l'ordinanza del Riesame per alcuni addebiti (esercizio abusivo della professione medica, interferenze illecite nella vita privata e diffusione illecita di immagini e video aventi contenuto sessualmente esplicito realizzate da pubblico ufficiale) ed aveva confermato il resto del procedimento per la presunta violenza.
Nel mirino degli inquirenti le presunte condotte che avrebbero mantenuto in un ambulatorio dell'ospedale, dove avrebbero compiuto atti sessuali ai danni di alcune donne che sarebbero state palpeggiate dal medico e da Zi., che si sarebbe qualificato come un collega del primo.
Come più volte anticipato, si tratta di una vicenda emersa durante le intercettazioni disposte in una inchiesta della Procura di Potenza a carico di Z. ed altri e trasmessa per competenza alla Procura di Benevento.
Nello scorso febbraio la denuncia presentata da una 60enne telesina che si era rivolta all'avvocato Antonio Leone dopo essere stata ascoltata dalla guardia di finanza, che le aveva mostrato le immagini, registrate da un telefonino, poi sequestrato, piazzato sotto la scrivania dell'ambulatorio, della visita cardiologica alla quale si era sottoposta nel novembre 2021 al Fatebenafratelli. Lei era rimasta di stucco dinanzi a quei fotogrammi, a quelle scene immortalate alla presenza di un'altra persona che credeva fosse un medico. Addebitit che gli indagati hanno sempre respinto. A giugno, infine, la misura cautelare.