Omicidio Matarazzo, Cassazione decide sull'assoluzione di Massaro e Nasta

Il delitto di Frasso Telesino. Il 9 maggio si discute ricorso del Pg e delle parti civili

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In primo grado i due imputati erano stati condannati all'ergastolo, con una sentenza ribaltata in appello

Benevento.  

Sarà discusso il 9 maggio dinanzi alla Cassazione il ricorso della Procura generale e delle parti civili, rappresentate dall'avvocato Antonio Leone, contro la sentenza con la quale la Corte di assise di appello di Napoli, il 14 marzo 2023, ha assolto, per non aver commesso il fatto, Giuseppe Massaro (avvocati Angelo Leone e Mario Palmieri), 59 anni, di Sant'Agata dei Goti, e Generoso Nasta (avvocati Orlando Sgambati ed Angelo Raucci), 34 anni, di San Felice a Cancello, che la Corte di assise di Benevento il 6 ottobre 2021, così come chiesto dal pm Francesco Sansobrino, aveva condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giuseppe Matarazzo, il 45enne pastore, di Frasso Telesino, che la sera del 19 luglio del 2018 era stato ucciso a colpi di pistola dinanzi alla sua abitazione alla contrada Selva.

Massaro era stato riconosciuto responsabile di aver fornito la 357 Magnum, detenuta legalmente, che avrebbe fatto fuoco -era stata ritrovata dopo un mese dai carabinieri nella cassaforte di casa - e la Croma che avrebbe guidato Nasta.

Una sentenza ribaltata in secondo grado, con una decisione che aveva valorizzato molti argomenti difensivi. “Non è stata dimostrata con assoluta certezza – aveva scritto il presidente della Corte, Vittorio Melito – che l'arma “del delitto sia quella in sequestro, che la Fiat Croma del Massaro si trovasse proprio sul luogo del delitto allorchè si è verificato, che essa abbia incrociato” una testimone, “che Nasta ne fosse il conducente, che la famiglia del Massaro potesse trarre le somme depositate soltanto dalla ricezione del provento del reato”.

Attenzione puntata sulla “mancata individuazione del mandante e dell'esecutore dell'omicidio: “Si sostiene che Matarazzo sarebbe stato ucciso – su mandato di persone o persone non identificate, pur essendo plausibile il collegamento” alla condanna a 11 anni e 6 mesi che aveva scontato perchè riconosciuto responsabile di abusi sessuali ai danni della 15enne che il 6 gennaio del 2008 si era tolta la vita impiccandosi ad un albero”, “ma senza che si sia appurato alcunchè sui congiunti della ragazza e nemmeno su eventuali rapporti di qualsiasi genere con gli imputati – su organizzazione curata da Massaro che, prescelto dall'ignoto mandante per ragioni imperscrutabili, avrebbe espletato l'incarico facendo utilizzare da terzi l'auto a lui abitualmente in uso e della quale ben sapeva che era munita di localizzatore satellitare, nonché la pistola da lui regolarmente denunciata, poi conservata tranquillamente in casa anche dopo l'esecuzione dell'omicidio, il tutto per un compenso di 10mila euro”.

Quanto a Nasta, “il cui riconoscimento è esplicitamente dichiarato al 70-80%, sarebbe stato incaricato da Massaro di fare da conducente senza che egli ricevesse alcun compenso accertato”. Secondo la Corte, “si ignora anche il preciso movente, mentre lo scopo di lucro appare conseguito da uno solo degli imputati, che non avevano motivi di diretto risentimento oppure odio verso la vittima”.