Tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, uno lo ha invece fatto. Sono state queste le scelte dei quattro uomini dinanzi al gip Roberto Nuzzo, chiamato a convalidarne l'arresto per riciclaggio operato lunedì a Dugenta – come anticipato da Ottopagine - dagli agenti del Commissariato di Telese Terme.
Sono rimasti in silenzio, rilasciando delle dichiarazioni spontanee, i tre indagati finiti in carcere: A.C., 70 anni, di Casoria, E. V., 49 anni, di Casalnuovo, e V. P., 46 anni, di San Giorgio a Cremano (ha ammesso di aver solo compiuto il furto dell'auto), difesi dagli avvocati Vincenzo Granata, Umberto Costanzo, Fabio Russo e Gennaro De Falco.
Ha invece risposto, sostenendo di non essere il proprietario del capannone, S. C., 61 anni, di Dugenta, sottoposto ai domiciliari, difeso dall'avvocato Ettore Marcarelli. Ha spiegato che, mentre stava scaricado dei kiwi, erano sopraggiunte due macchine. Da una era sceso il 70enne, che non vedeva da tempo ma conosceva per avergli venduto un'auto, che gli aveva chiesto la possibilità di appoggiarsi presso lo stabilimento perchè il suo veicolo aveva un problema.
Come si ricorderà, i quattro erano stati fermati quando il gps montato su una Wolkswagen Troc rubata a Napoli nella notte tra domenica e lunedì in via Manzoni, dove l'aveva lasciata in sosta un 29enne, aveva resituito la presenza del veicolo a Dugenta.
Da qui l'intervento dei poliziotti, che avevano sorpreso il 61enne sannita all'esterno del capannone, all'interno del quale si trovavano invece gli altri, intenti a smontare la macchina, alla quale erano già stati tolti sportelli e cofano del vano motore e del bagagliaio.
Il pm Flavia Felaco ha chiesto per tutti la custodia cautelare in carcere, il Gip (aggiornamento ore 14) , dopo aer riqualificato l'ipotesi di reato come tentato riciclaggio, ha disposto gli arresti domiciliari per i tre napoletani e l'obbligo di firma due volte a settimana per il 61enne di Dugenta.