Non c'entro in alcun modo con la truffa contestata, ho solo fatto il primo bonifico, peraltro andato a buon fine, e non so niente di ciò che è accaduto successivamente.
Assistita dall'avvocato Vincenzo Sguera, si è difesa così Annalisa Tomaciello, consigliere comunale di Benevento, da lunedì sottoposta all'obbligo di dimora in una inchiesta della procura di Sondrio e della polizia. Lo ha fatto nel corso dell'interrogatorio, per rogatoria del collega lombardo, dinanzi al gip Roberto Nuzzo, sia rispondendo alle domande che le sono state poste, sia attraverso alcune dichiarazioni scritte.
Visibilmente provata, Tomaciello, fino al 2018 iscritta all'Ordine degli avvocati, ha raggiunto il Tribunale intorno alle 11.30, in anticipo rispetto all'appuntamento. Quando si è trovata al cospetto del giudice, ha fornito la sua versione, precisando di essere stata fino al 2018 amministratrice (la qualità per la quale è stata chiamata in causa) e dipendente di una delle società che facevano capo ad un 50enne di Sondrio, anch'egli indagato – il suo interrogatorio si svolgerà mercoledì prossimo a Sondrio- con la stessa misura, con il quale non ha più rapporti dallo scorso anno.
Ha aggiunto che nel giugno del 2022 – l'epoca della vicenda - era una collaboratrice del 50enne, che le aveva chiesto – ha sostenuto -, poiché dal suo conto corrente non era possibile farlo verso l'estero, di effettuare un bonifico di 2500 euro ad una impresa tedesca. Lei aveva proceduto all'operazione dopo aver ricevuto i soldi, non sapeva neanche a cosa servisse il denaro, né aveva seguito le fasi successive, ha concluso. Il suo legale ha chiesto la revoca dell'obbligo di dimora, sulla quale, dopo aver ricevuto gli atti, si pronuncerà il Gip di Sondrio.
Nel mirino degli inquirenti, come è noto, una presunta truffa che sarebbe stata commessa, via internet, ai danni di una impresa tedesca contattata attraverso facebook per l'acquisto di tamponi Covid. Una fornitura per un importo di oltre 100mila euro, che non sarebbero stati pagati. Dopo un acconto di 2500 euro e la consegna dei prodotti, il saldo della fornitura sarebbe stato effettuato inviando via whatsapp la copia di un bonifico che sarebbe risultato contraffatto.
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