Depositate dalla Corte di appello le motivazioni della sentenza con la quale l'11 ottobre del 2022 ha confermato l'assoluzione stabilita dal Tribunale di Benevento il 10 dicembre del 2020, perchè il fatto non sussiste, delle otto persone tirate in ballo dall'inchiesta sull'Asl. Una decisione, quella dei giudici sanniti, che era stata impugnata dal pm Assunta Tillo solo nei confronti di sei imputati.
Si tratta dell'ex parlamentare Nunzia De Girolamo (avvocati Domenico Di Terlizzi e Giandomenico Caiazza), di Giacomo Papa (avvocato Salvatore Verrillo), Luigi Barone (avvocato Vincenzo Sguera), collaboratori della deputata, dell'ex direttore generale Michele Rossi (avvocato Roberto Prozzo), di Felice Pisapia (avvocati Vincenzo Regardi e Claudio Botti), ex direttore amministrativo dell'Asl, e Arnaldo Falato (avvocato Mario Verrusio), ex responsabile budgeting.
Due le vicende al centro del ricorso del Pm: della prima, nella quale era stata ravvisata l'accusa di concussione (e turbativa di gara) contestata ai sei imputati, avrebbe fatto le spese Giovanni De Masi, dirigente dell'Unità Provveditorato, che sarebbe stato 'invitato' a sospendere quattro gare già bandite e prossime alla scadenza e a lasciare l'incarico ricoperto".
L'altra storia – prospettata una tentata concussione a carico di De Girolamo e Rossi – era relativa al passaggio di gestione del bar del Fatebenefratelli dalla ditta 'Mario Liguori srl' a Giorgia Liguori, cugina dell'ex ministro, da attuare attraverso l'incremento dei controlli, descritti come una intimidazione nei confronti del Fbf.
Quando al capitolo riguardante De Masi, i giudici scrivono che non “emerge da parte di Rossi, la prospettazione a De Masi, sia personalmente, sia attraverso gli emissari Pisapia e Falato, di un male ingiusto”. Di Pisapia viene evidenziato “l'atteggiamento ostruzionistico che determinerà una fese di stallo nella gestione dell'Asl alla quale ha cercato di porre rimedio De Girolamo, convocando presso di sé i vertici aziendali nella speranza di risolvere i contrasti tra di loro”.
E ancora: “Pisapia ha inteso mantenere il suo posto di potere nell'Asl; entrato presto in conflitto con Rossi, ha messo in atto una strategia ostruzionistica sulle gare, sebbene le procedure ad evidenza pubblica rappresentassero, nell'ottica accusatoria, il principale strumento con cui accontentare le clientele che avrebbero garantito consensi all'onorevole De Girolamo, che non appare mai riuscire ad imporre la sua linea”.
Rispetto al bar del Fatebenefratelli, i giudici sostengono che tra Rossi e De Girolamo “vi è stato solo un accordo per commettere il reato di concussione cui non è seguita alcun condotta attuativa”. Anche perchè "dal raffronto tra le cartelle controllate dal settembre del 2012, quando ripresero le attività ispettive dell'Asl relative al terzo quadrimestre dell'anno precedente, con quelle controllate fino a giugno dello stesso anno e relative al secondo quadrimestre del 2011, si riscontra un aumento di sole 11 cartelle”.