“Il verbale c'è ed è regolarmente sottoscritto e firmato da Di Santo. E' del 24 marzo del 2017, contiene le sue dichiarazioni rese ai carabinieri forestali in un procedimento connesso”.
Ha esordito così, depositando il documento chiesto dalle difese, il pm Patrizia Filomena Rosa nell'udienza del processo nato dall'indagine della Digos sulla gestione di alcuni centri per migranti nel Sannio, con l'attenzione puntata, in particolare, sul consorzio Maleventum, di cui Paolo Di Donato è ritenuto il deus ex machina.
Fugati, dunque, i dubbi sorti dopo la deposizione dell'ex sindaco di Castelvenere Alessandro Di Santo, le cui parole, pronunciate dinanzi al Tribunale lo scorso 15 dicembre, avevano destato clamore.“In Procura era stato preparato un verbale, risposi che firmavo solo le cose che potevo provare”, aveva detto ad un tratto, l'ex primo cittadino del centro telesino dal 2011 al 2016, che aveva anche escluso di aver ricevuto minacce da Di Donato durante una telefonata. Presunte minacce contenute nel verbale.
L'appuntamento in aula è stato scandito anche dalle brevi escussioni di un poliziotto che era intervenuto presso un centro a Madonna della Salute dove i migranti stavano protestando, accertando che le condizioni igieniche non erano delle migliori, e di Luigia Marino, una funzionaria della Prefettura incaricata di predisporre la liquidazione delle fatture sulla base delle presenze degli ospiti.
Era invece assente Fabiana Giuliani, dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che aveva inviato un fax per annunciare una ispezione a sorpresa che, secondo gli inquirenti, tale non sarebbe stata: la ua testimonianza non è però più indispensabile.
Trentasei, complessivamente, gli imputati con accuse, a vario titolo, di associazione per delinquere, falso, truffa, concussione, rivelazione di segreti di ufficio. Si torna in aula il 19 gennaio.