Uno sguardo, mi ha affondato. A proposito: non prendiamoci troppo sul serio

Parole in libertà

uno sguardo mi ha affondato a proposito non prendiamoci troppo sul serio
Benevento.  

Lo ammetto: mi sono sentito un verme quando ho incrociato lo sguardo di quel signore. Avevo appena fermato l'auto sulle strisce pedonali, all'altezza dello scivolo per i disabili, senza spegnere il motore e con le quattro frecce accese, per scaricare confezioni di acqua e buste che avrei voluto portare da mio padre.

Volo, sarò più veloce della luce, mi ero detto, ma l'espressione di legittima riprovazione stampata su quel volto mi ha bloccato ed indotto a soprassedere. Sono risalito in macchina – con una manovra in retromarcia tipicamente fantozziana sono stato in grado di travolgere le cose appoggiate sulla carreggiata- e mi sono immediatamente mosso, a caccia di un nuovo parcheggio (al viale Mellusi, in determinate fasce orarie, è un'impresa anche accaparrarsi un posto sulle strisce blu).

Perchè racconto questo episodio? Perchè le regole vanno sempre rispettate, anche se si è in condizioni di difficoltà: l'unico modo per poter sperare che anche gli altri facciano lo stesso. Non è semplice, ciascuno è chiamato a fare la propria parte: come quel signore che mi ha rimproverato senza parlare. Affondato.

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Guai a prendersi troppo sul serio. Davvero crediamo che tutto dipenda da noi, e che il mondo non possa andare avanti senza il nostro, qualificato e straordinario contributo? Non è così, per fortuna non è così. E allora, scendiamo una volta per tutte dal 'cirasiello' sul quale ci siamo messi, convinti di essere migliori degli altri e di poterli guardare dall'alto in basso, e impariamo a scherzare innanzitutto su noi stessi. Non ci fossimo, la vita scorrerebbe sempre e comunque.

Ce lo dice l'immagine dello specchio che guardiamo: si, siamo proprio noi quelli lì, con i nostri pregi ed i tantissimi difetti. Ad esempio: io, che sono senza capelli e in sovrappeso, cosa dovrei fare? Mi consolo con le favolette che girano per compiacere quanti sono nella stessa situazione. Si chiama autoironia, vuol dire la capacità di saper cogliere ogni aspetto delle nostre esistenze, e di saper distinguerli.

Perchè dobbiamo privarci dei momenti allegri e spensierati per conservare quella maschera calata sui nostri volti nel tentativo di dare un'immagine di serietà? Quella, la serietà, abbiamo mille occasioni per mostrarla davvero, non a chiacchiere. E non sarà certo la voglia di spensieratezza ad inficiarla. Per convincersene, basta non essere pieni di se stessi e, soprattutto, abbandonare quella forma di moralismo senza morale che, manco a dirlo, fa solo... ridere.