L'udienza preliminare era in programma questa mattina, ma a celebrarla sarà un altro giudice. Perchè la dottoressa Loredana Camerlengo, su richiesta della difesa, ha dovuto astenersi per aver firmato come Gip un decreto di autorizzazione delle intercettazioni. Tra una settimana il nuovo Gup che dovrà decidere se spedire a giudizio, come proposto dal pm Donatella Palumbo, o dichiarare il non luogo a procedere nei confronti di Lorenzo Falzarano, 58 anni, la moglie, Loredana De Simone, 51 anni, di Airola, ritenuti amministratori di fatto della 'Ecologia Falzarano', Vittorio Lana, 60 anni, di San Giorgio a Cremano, rappresentante legale della stessa – a gennaio i primi due erano stati colpiti da una misura cautelare, l'altro da una di natura interdittiva- e Ilaria Valletta, 47 anni, di Moiano, chiamata in causa come amministratore della Eco Energy', difesi dagli avvocati Antonio Castiello, Ivano Chiesa, Giulia Bongiorno, Maria Cornacchia, Francesco Fabozzi e Flavio Lamberti.
Le accuse a vario titolo: bancarotta fraudolenta (documentale e dissipativa), autoriciclaggio e reati tributari. Sono state contestate nel secondo troncone di una inchiesta della guardia di finanza – per il primo (omesso versamento dell’Iva e delle ritenute Irpef per due annualità, prescritti altri addebiti) Falzarano e Lana sono già a giudizio -della società impegnata nel settore dello smaltimento dei rifiuti in più regioni italiane, dichiarata fallita dal Tribunale di Benevento il 17 giugno del 2020 ed affidata alla curatela, parte civile con l'avvocato Sergio Rando.
Secondo gli inquirenti, sarebbero stati dissipati “i beni aziendali della società fallita, determinando l’insorgenza di un passivo fallimentare di circa 80 milioni di euro non comprensivo delle istanze di ammissioni tardive, a fronte di un attivo di poco più di 18 milioni”. Il Pm ritiene che sarebbero state “distratte somme di denaro per oltre 9 milioni di euro dal 2014 al 2018 a favore di un'altra società sempre a loro riconducibile, in parte mediante fittizi noleggi di automezzi documentati da fatture per operazioni inesistenti ed in parte mediante l’utilizzo del mastrino “fornitori c/anticipi”, in realtà mai eseguiti, per giustificare contabilmente i movimenti finanziari”.
Inoltre, sostiene l'accusa, “allo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, o di recare pregiudizio ai creditori, in parte occultavano, sottraevano o comunque omettevano di tenere i libri e le altre scritture contabili obbligatorie, con particolare riferimento al Registro dei beni ammortizzabili ed i libri sociali, mentre con riferimento ai periodi d’imposta dal 2013 al 2020 tenevano le scritture contabili in modo lacunoso tale da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari della società dichiarata fallita”.