Tutte assolte dall'accusa di bancarotta fraudolenta le persone coinvolte nel processo nato dall'indagine della guardia di finanza su Art Sannio, la partecipata della Provincia di cui nel marzo 2016 è stato dichiarato il fallimento.
E' la sentenza del Tribunale (presidente Pezza, a latere Perrotta e Lignelli), che ha assolto, perchè il fatto non costituisce reato, Gennaro Paradiso (presidente Cda da ottobre 2010 a ottobre 2012), nel frattempo scomparso, Francesco Antonio Barbato (presidente Cda da giugno 2010 a ottobre 2010 e anche vice da gennaio 2005 a novembre 2007 e consigliere da novembre 2007 a novembre 2010); Riccardo Iasiello (consigliere dal gennaio 2005 – ottobre 2010), Luisa De Vivo (presidente del collegio sindacale dal gennaio 2005 al novembre 2007; anche sindaco effettivo dal novembre 2007), due consiglieri: Angelo De Luca (ottobre 2010- ottobre 2012) e Ida De Ciampis (ottobre 2010-ottobre 2012), Enrico Vittorio Mattei (sindaco effettivo dal gennaio 2005 al giugno 2011).
. Assolto invece, per non aver commesso il fatto, Carmine Ferrucci (sindaco gennaio 2005-novembre 2007 e revisore dei conti da dicembre 2007 a settembre 2012).
Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, le arringhe dei difensori: gli avvocati Carmine Lombardi, Guido Principe, Gino De Pietro, Ernesto Ruggiano, Pasquale Tinessa, Aldo Minauro, Marco Cattaneo, Pietro De Palma. Il pm Assunta Tillo aveva chiesto la condanna a 2 anni, pena sospesa, per Barbato, Iasiello, De Vivo e Mattei, e l'assoluzione di De Luca e De Ciampis.
Secondo gli inquirenti, gli imputati avrebbero causato, per effetto di presunte operazioni dolose, il fallimento della società. SPoiché Art Sannio si trovava sistematicamente in perdita già dall'esercizio 2007, non avrebbero deliberato la riduzione del capitale sociale e la ricostituzione dello stesso o, in alternativa, la trasformazione della società ovvero lo scioglimento, ed avrebbero proseguito l'attività con modalità antieconomiche, fino a determinarne il dissesto, mettendola in liquidazione solo nell'ottobre 2012.
Si tratta di una vicenda finita al centro anche di un giudizio civile innescato da una richiesta di risarcimento danni, pari a circa 8 milioni di euro, dell’avvocato Raffaele Antonio De Paola, legale del fallimento (rappresentato dai curatori Antonio Pio Morcone e Stefano Bardari) nei confronti di tredici tra amministratori e collegio sindacale.