Si è detto pentito di ciò che ha fatto, provando a giustificarsi con l'assunzione di droga ed alcol. Ma il gip Loredana Camerlengo, ritenendo sussistente il pericolo di reiterazione del reato, lo ha lasciato ai domiciliari. E' la misura applicata ad un 36enne di Benevento – è difeso dall'avvocato Gerardo Giorgione – arrestato dai carabinieri della Compagnia per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate.
E' l'ennesima storia di violenza e sopraffazione che la cronaca registra, maturata all'interno delle mura domestiche, di cui avrebbe fatto le spese la convivente dell'uomo. Una storia di botte ed umiliazioni che, iniziata un anno fa, avrebbe raggiunto l'acme negli ultimi due mesi. Come raccontano i referti medici della malcapitata, i punti di sutura e le lesioni rimediati per le botte ricevute.
Aggressioni fisiche e verbali a cadenza quasi quotidiana, offese e minacce a gogò: “Te ne devi andare, non ti voglio più, vai a fare la p...”, le avrebbe urlato. “A Natale non arrivi, ti uccido...”, avrebbe rincarato la dose, colpendola con una testata, sputandole addosso e sferrandole pugni e gomitate sulla testa, calci nello stomaco, e, usando una scala di ferro, bersagliandola alla schiena.
Era lo scorso 30 ottobre: lui le avrebbe gettato sul pavimento i suoi abiti tirati fuori dall'armadio, poi avrebbe ripreso a picchiarla, anche con una sbarra di ferro del letto. In un'altra occasione, avrebbe preso un coltello da cucina e si sarebbe disteso a letto al fianco della donna, stringendo tra le mani la lama e le chiavi con le quali aveva chiuso la stanza, così come avrebbe fatto ogni volta che usciva. E, di fronte alla richiesta di andare in bagno, le avrebbe risposto che avrebbe potuto farlo solo ad una certa ora, quando se ne sarebbe dovuta andare da quella casa.
Era stata la compagna a dare l'allarme e a determinare l'intervento dei carabinieri, che avevano rinvenuto la camera da letto a soqquadro e la poverina con ematomi e ferite. Alla presenza dei militari, per timore di ripercussioni, lei aveva inizialmente affermato di essere caduta accidentalmente, ma successivamente aveva riferito di essere stata aggredita, e che non si trattava dell'unica volta.
Da qui l'arresto e la successiva convalida, terminata con la decisione della dottoressa Camerlengo di ordinare la custodia cautelare agli arresti in casa, “perchè appare più che probabile” che l'indagato “reiteri condotte violente a causa dell'impossibilità, ampiamente ammessa, di controllare i propri istinti aggressivi”.