Adesso che i tamburi hanno smesso di rullare, che le sciabole sembrano essere state rinfoderate, che il voto ha decretato vincitori e sconfitti, che gli animi si sono raffreddati, che gli eletti al consiglio comunale sono stati proclamati, che una foto opportunity – la stretta di mano tra Mastella e Perifano – ha finalmente spazzato via anche l'ultimo argomento di polemica, che certo protagonismo e certa sovraesposizione mediatica sono stati sonoramente bocciati, e non perchè siano stati incompresi; ecco, ora che tutto si è compiuto, vale la pena sottolineare, seppure con un esercizio che rischia di essere semplicistico, che l'ultima campagna elettorale è stata bruttissima, carica di veleni e rancori equamente distribuiti, spesso prelevando dalle fogne temi declinati secondo le forme più becere del pregiudizio moralista e giustizialista – è il caso della strumentalizzazione delle vicende giudiziarie recenti e vecchie - , e che, tranne in alcune occasioni, il confronto non è mai stato sulle idee, sul ruolo di Benevento nei prossimi anni?.
Vabbè, grazie al cielo è finita, e ciò che conterà davvero, da questo momento in poi, sarà da un lato la capacità di concretizzare le promesse ed i progetti annunciati, dall'altro di verificare con attenzione ciò che succederà nelle stanze di Palazzo Mosti, senza gli sconti praticati nella consiliatura che si è chiusa, che hanno avuto come conseguenza alcune trasmigrazioni. L'impressione è che Mastella, in un'epoca in cui la personalizzazione è diventata decisiva, con le sue doti inclusive abbia fatto tutto da solo, anche regolando i meccanismi di contrasto al suo operato, e che abbia perfettamente utilizzato gli scontri in un partito, il Pd, nel quale sono tanti a parlare, ma nessuno ha da tempo il coraggio, se non affidandolo a sfoghi sui marciapiedi che alimentano soltanto la dietrologia, di sfidare a viso aperto, se davvero ritiene che così non si possa andare avanti, il leader storico Umberto Del Basso De Caro.
Non va bene ciò che fa e decide? Lo si dica pubblicamente, senza rifugiarsi in un comodo unanimismo e in una cieca ed ipocrita obbedienza. Perchè, se è vero, a prescindere dal prestigio e dal valore che incarna, che Del Basso De Caro riassume, come indiscutibile punto di riferimento, 'vizi e virtù' di un partito che continua ad oscillare troppo – e il riferimento non è soltanto a livello locale-, lo è altrettanto l'assenza di una contrapposizione interna vera, in grado, se ce n'è bisogno, di offrire una alternativa, di costruirla progressivamente con scelte di rottura sulle quali aggregare il consenso.
Le battaglie si fanno, e se si perdono contro la forza del parlamentare, si va in minoranza e si guarda al futuro, conservando una dignità da sfoderare appena si presenterà una nuova occasione, difendendo le proprie posizioni; di certo non ritirandosi nella conservazione dello status quo, nel piccolo cabotaggio che permette comunque di restare a galla, nella lamentazione improduttiva che fa il gioco degli avversari politici. Mastella docet.