Ucciso con piede di porco a 23 anni dinanzi ad un bar: condanna confermata

La Cassazione ribadisce i 15 anni e 20 giorni per un 29enne di Chianche

ucciso con piede di porco a 23 anni dinanzi ad un bar condanna confermata

Il delitto fu commesso nel dicembre del 2018 a Bagnara. La difesa: non è stato un omicidio volontario

Benevento.  

AGGIORNAMENTO 22 OTTOBRE

Dichiarato inammissibile dalla Cassazione il ricorso  contro la condanna a 15 anni e 20 giorni per l'omicidio volontario di Mjkhailo Prudjwus, il 23enne ucraino ucciso con un piede di porco il 16 dicembre del 2018 dinanzi ad un bar a Bagnara, una frazione di Sant'Angelo a Cupolo.

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Sarà discusso il prossimo 21 ottobre il ricorso in Cassazione della difesa di Antonio De Franco, 29 anni, di Chianche, nato in Bulgaria ma adottato da una famiglia irpina, condannato a 15 anni e 20 giorni per l'omicidio volontario di Mjkhailo Prudjwus, il 23enne ucraino ucciso con un piede di porco il 16 dicembre del 2018 dinanzi ad un bar a Bagnara, una frazione di Sant'Angelo a Cupolo.

Nel mirino degli avvocati Claudio Fusco e Stefano Pescatore, la qualificazione della volontarietà dell'omicidio, dedotta, in primo e secondo grado, dal numero dei colpi e dalla loro direzione: dall'alto verso il basso. Secondo i legali, il colpo alla testa è stato unico ed è stato sferrato dal basso verso l'alto, come confermato dalla consulenza curata all'epoca su incarico del Pm. Dunque, questo il loro ragionamento, il delitto è di natura preterintenzionale.

Come si ricorderà, De Franco era stato condannato il 14 ottobre del 2019 a 16 anni e 20 giorni dal giudice Gelsomina Palmieri, che, al termine di un rito abbreviato, aveva escluso l'aggravante della premeditazione, contestata dal pm Assunta Tillo, ed aveva disposto per l'imputato il risarcimento dei danni e una provvisionale in favore delle parti civili: mamma, padre ed un fratello della vittima, assistiti dall'avvocato Cecilia Del Grosso. Una pena poi ridotta di un anno, in appello, nel luglio del 2020, e ora l'attesa della decisione della Cassazione, che potrebbe renderla definitiva o pronunciarsi per un nuovo giudizio di secondo grado.

Si tratta di una storia drammatica, di cui De Franco si era assunto immediatamente la responsabilità , sostenendo che non era sua intenzione ammazzare il 23enne,al quale voleva soltanto far male colpendolo ad una spalla, e non alla regione occipitale sinistra, con quel piede di porco estratto due volte dalla sua Fiat Punto.

Nella prima l'aveva mostrato a  Mjkhailo che lo stava infastidendo con il suo comportamento, probabilmente amplificato dall'alcol che anche De Franco aveva bevuto; nell'nell'altra, invece, dopo che il cittadino straniero aveva rifilato un calcio all'auto, l'aveva usato contro di lui, stroncandogli l'esistenza. Poi, rientrato a casa, aveva raccontato tutto ai familiari, che avevano dato l'allarme ai carabinieri. Epilogo tragico di una lite durata pochi minuti e costata la vita al 23enne.