La diagnosi, le operazioni, la morte: il dramma di una 65enne

Per otto medici il Pm ha chiesto l'archiviazione, per altri otto il rinvio a giudizio

la diagnosi le operazioni la morte il dramma di una 65enne

I sanitari chiamati in causa lavorano presso una casa di cura casertana ed il Fatebenefratelli

Benevento.  

La palla è passata ora nelle mani del gip Loredana Camerlengo, che dovrà decidere se archiviare, come ha chiesto la Procura, far proseguire o disporre l'imputazione coatta, in linea con la sollecitazione delle parti offese, l'inchiesta a carico di otto medici chiamati in causa, a vario titolo, per la morte di una 65enne di Caserta, avvenuta nel 2017 al Fatebenfratelli. Sono stati stati coinvolti in una indagine per la quale il sostituto Maria Colucci ha chiesto già il rinvio a giudizio di altri sei dottori in servizio presso una struttura casertana e l'ospedale di viale Principe di Napoli.

Questa mattina la camera di consiglio per gli otto professionisti – sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Vincenzo Regardi e Domenico D'Amico - che il Pm ritiene estranei alla vicenda. Un dramma scandito dalla diagnosi, dagli interventi e dal decesso della donna, durato meno di un mese: l'ultimo dell'esistenza della donna. La cui fine, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stato possibile evitare, “con grado di probabilità prossimo alla certezza”, senza le presunte condotte di negligenza, imprudenza ed imperizia che sono state contestate.

Il punto di partenza è una tac alla quale la malcapitata si era sottoposta, che aveva restituito la presenza di una occlusione intestinale. L'accusa ha ravvisato un ritardo nell'indicazione alla paziente della necessità di un ricovero, arrivato l'11 settembre del 2017, settantadue ore dopo, in una casa di cura casertana. La tappa successiva sarebbe stata l'adozione di una procedura chirurgica considerata inadatta contro la patologia individuata, che non si sarebbe tradotta neanche nella rimozione della causa dell'occlusione: una lesione neoplastica del tratto terminale dell'intestino.

Nel mirino anche il trasferimento presso il Fatebenefratelli, ritenuto "inadeguato al trattamento del caso perchè privo del reparto di terapia intensiva e rianimazione". Era il 15 settembre del 2017: la degente era stata nuovamente operata a distanza di nove giorni, con un intervento disposto quando era comparsa una complicanza, la peritonite biliare. A seguire, ulteriori problemi e, infine, il 9 ottobre, il cuore della 65enne si era fermato per sempre.

La denuncia dei familiari,rappresentati dall'avvocato Michele Di Fraia, aveva dato il là all'inchiesta, nell'ambito della quale il Pm aveva affidato alle dottoresse Sara Sablone e Beatrice Di Venere l'incarico di una consulenza. Poi, la richiesta di processo per sei medici – sono difesi dagli avvocati Renato Iappelli, Davide D'Andrea, Pietro Farina, Elisabetta Carfora, Carlo Cennamo, Massimo e Antonio Garofalo- e di archiviazione per altri otto. I primi dovranno presentarsi dinanzi al Gup il 21 marzo del prossimo anno, per gli altri, come detto, è attesa la pronuncia del gip Camerlengo.