Assolti perchè il fatto non sussiste. E' la sentenza del giudice Daniela Fallarino al termine del processo a carico dei dottori Mario Corbo (avvocato Andrea De Longis junior) e Giovenale Tresca (avvocato Vincenzo Sguera), chiamati in causa dall'indagine sulla morte di un bimbo di un mese avvenuta nove anni fa. Nel mirino degli inquirenti le presunte condotte colpose nell'assistenza alla madre del piccolo, sia in materia di esecuzione di esami specifici, sia di somministrazione di terapie.
I fatti risalgono al 7 aprile 2012, quando il neonato, prematuro, era venuto alla luce con un taglio cesareo. Pesava meno di 900 grammi, il 6 maggio il suo cuoricino si sarebbe fermato per sempre. Conseguenza – sosteneva la Procura - del peggioramento di un quadro clinico che era già complicato in partenza per la presenza di una “sindrome da distress respiratorio, di una ipoglicemia e di una emorragia intraventricolare ascrivibile al grave stato di prematurità”.
Condizioni difficili e rischiose che, secondo il Pm, supportato dalle valutazioni di un consulente, sarebbe stato possibile prevenire, o comunque attenuare con un'adeguata profilassi a base di cortisonici a dosaggio appropriato.
Nell'inchiesta, avviata dopo la denuncia dei genitori – una coppia di Ariano Irpino rappresentata dall'avvocato Domenico Carchia - erano stati inizialmente tirati in ballo anche altri due medici – un terzo ginecologo ed un cardiologo- la cui posizione era stata però archiviata. Destino diverso per Corbo e Tresca, che nell'ottobre del 2018 erano stati spediti a giudizio. L'inizio di un processo combattuto a colpi di consulenze e perizie.
Oggi la discussione: il vicepretore onorario Angela Sorvillo aveva proposto l'assoluzione di Tresca e la condanna di Corbo ad 1 anno e 4 mesi, di segno opposto le conclusioni dei difensori, che avevano sollecitato l'assoluzione dei loro assistiti. E' scattata per entrambi, perchè il fatto non sussiste. Per il Fatebenefratelli, citato come responsabile civile, l'avvocato Gerardo Orlando.