E' l'inchiesta che, 'deflagrata' un anno fa, ha dominato a lungo le cronache e continua a farlo. Era il 12 giugno del 2020 quando era finita all'attenzione dell'opinione pubblica attraverso l'esecuzione di una ordinanza cautelare a carico di otto persone, nei confronti delle quali erano state disposte la custodia in carcere e ai domiciliari, l'obbligo di dimora ed la sospensione dalle funzioni.
E' l'indagine del pm Francesco Sansobrino e della guardia di finanza sui concorsi per le forze dell'ordine, sfociata nel giudizio immediato, in corso, per cinque imputati sottoposti a misura – per gli altri, invece, il rito ordinario: il viceprefetto Claudio Balletta (avvocato Bruno Naso), 66 anni, di Roma, dirigente presso il Dipartimento dei vigili del fuoco, Antonio De Matteo (avvocato Antonio Leone), 69 anni, di Benevento, funzionario in pensione dei pompieri, Giuseppe Sparaneo (avvocato Gerardo Giorgione), 52 anni, anch'egli funzionario, in servizio, dei vigili del fuoco di Benevento, tutti ai domiciliari, Antonio Laverde (avvocato Mauro Iodice), 45 anni, originario di Benevento ma residente a Fonte Nuova, in provincia di Roma, maresciallo della Finanza in servizio al Comando generale, ora all'obbligo di dimora, e Vito Russo (avvocati Francesca Golia ed Ester Molinaro), 40 anni, di Benevento, carabiniere in forza a Roma, che è invece agli arresti in casa.
Associazione per delinquere (contestata a Balletta, De Matteo e Sparaneo) e corruzione le accuse, attenzione puntata su un presunto esborso di denaro per le selezioni di accesso – anche quelle ancora non pubblicate – a vigili del fuoco, finanza, polizia e carabinieri. Si tratta di un processo che proseguirà il 14 settembre ancora dinanzi al Tribunale di Benevento, che ad aprile aveva respinto l'eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalle difese, che puntava al suo trasferimento a Roma.
L'inchiest aveva fatto particolarmente rumore per le implicazioni legate alle difficoltà occupazionali che attanagliano la nostra provincia, facendo emergere, secondo gli inquirenti, un giro di pen drive con i quiz per i concorsi che sarebbero state consegnate ad oltre 100 candidati o loro familiari dal settembre 2019 al marzo 2020 in cambio, da ciascuna di loro, di 2mila euro.
Inevitabile il clamore, scatenato anche da alcuni episodi restituiti dal trojan installato nello smartphone di De Matteo. Uno su tutti: risale al 4 luglio del 2019, quando Sparaneo e De Matteo, mentre stavano andando in auto a Roma, erano stati fermati, all'altezza del casello di Castel del Lago, dalla guardia di finanza, che li aveva già messi nel mirino, per un controllo, solo apparentemente di routine. I militari avevano perquisito la macchina, chiedendo cosa ci fosse in quelle due buste sistemate nell'abitacolo.
Una conteneva salsicce e braciole, dall'altra erano spuntate tre mazzette da 5mila euro, ciascuna corredata dal nome dei vincitori di un concorso. De Matteo e Sparaneo si erano presentati come colleghi alle fiamme gialle, il secondo aveva spiegato che il denaro serviva alla figlia che a Roma aveva cambiato casa. Una motivazione che pensavano avesse convinto i finanzieri, che, dopo aver evidentemente fotografato quanto rinvenuto, li avevano lasciati andare senza problemi. Loro erano ripartiti, convinti di averla fatta franca, alla volta della Capitale, perchè salumi e soldi erano destinati, sostiene l'accusa, a Balletta.