“E' bellissimo, è la vittoria della scienza”, mi ha detto, un paio di giorni fa, un medico incrociato casualmente a poca distanza da uno dei punti vaccinali di Benevento. Dinanzi ai nostri occhi una scena che nessuno, neanche il più inguaribile degli ottimisti, avrebbe immaginato fino a qualche settimana fa: centinaia di giovani in fila, in attesa di sottoporsi all'inoculazione del siero antiCovid.
Uno spettacolo magnifico che rende giustizia ad un mondo quasi sempre bistrattato ed incompreso, additato come irresponsabile, egoista ed indifferente. Non è così, grazie al cielo: quei volti puliti e sorridenti di ragazze e ragazzi muniti di pazienza, che hanno capito fino in fondo quanto sia importante proteggersi e, allo stesso tempo, mettere al riparo le persone alle quali vogliono bene, hanno spazzato via un bel po' di luoghi comuni, spesso utilizzati contro di loro dai più grandi, gli adulti.
Sono i nostri figli, i nostri nipoti, che, senza abbandonarsi ad isterie e clamori, si sono passati la voce, così come fanno sempre quando in ballo c'è il loro futuro. Non si sono lasciati sedurre, nella stragrande maggioranza dei casi, dalle bufale e dalle sciocchezze che dall'inizio della pandemia hanno invaso la rete ed i social. E' il loro modo di informarsi, un'onda inarrestabile che ha spinto in un cantuccio, facendo assumere agli stessi una sempre minore rilevanza, gli organi di stampa tradizionali.
Il rischio che certi post, troll, tweet e foto potessero far sentire il loro peso, condizionandoli al punto da indurli a rifiutare il ricorso alla vaccinazione, era enorme. Non è stato evitato del tutto, ma nel frattempo non possiamo sottovalutare il tasso di maturità che i giovani stanno dimostrando. Sono stati chiamati ad esercitare un dovere sociale, appena è stato possibile hanno risposto presente, allontanando quell'immagine stereotipata che è stata loro appiccicata da sempre.
Studiano nella speranza di costruirsi un futuro, si impegnano a cercare un lavoro e spesso sono costretti ad emigrare per averne uno retribuito correttamente. Sono l'Italia che verrà, augurandoci che sia migliore di quella che hanno trovato. Nel frattempo, che ne dite, glielo facciamo un bell'applauso, di quelli che si sentono anche in lontananza?
P:S. Ne hanno già scritto altri, lo faccio anche io dalla 'periferia dell'impero': ho trovato bellissime le parole rivolte ai giornalisti dal gip del Tribunale di Verbania dopo la decisione – due rimesse in libertà, la terza ai domiciliari – sulle persone che erano state fermate, finendo in carcere, nell'indagine sullo sconvolgente disastro della funivia.
«Perché non siete felici? Dovete essere felici, l’Italia è un paese democratico», ha detto il giudice ai cronisti che l'attendevano per raccoglierne una dichiarazione ed alimentare la polemica con la Procura. Parole importanti al di là delle implicazione tecniche - la rivendicazione della funzione di controllo di un Gip, a sua volta vagliato dal Riesame e non solo- perchè contengono, soprattutto, un invito agli organi di informazione: amare sempre la libertà, che consente, nel rispetto di ciascuno, di parlare di tutto e di tutti.