E' un blitz che all'epoca, per le modalità con le quali era stato condotto, aveva suscitato notevole clamore perchè aveva rimandato alla scena di un film o ad operazioni antidroga compiute in altre realtà della nostra regione. Era il 24 ottobre del 2014 quando a firmarlo era stata la Squadra mobile, che aveva fatto irruzione in un palazzo di via Ferrara, al rione Libertà.
Un immobile nel quale gli agenti erano piombati attraverso il tetto ed il terrazzo di uno stabile adiacente, bloccando lungo le scale un giovane che era stato trovato in possesso di una busta di plastica contenente oltre 300 grammi tra cocaina, eroina e crack, e di un bilancino di precisione. Aveva 24 anni e, secondo l'accusa, era appena uscito dall'appartamento in cui si trovava, sottoposto agli arresti domiciliari, Nicola Fallarino, allora 30enne, di Benevento.
Una vicenda per la quale Fallarino era stato condannato, con rito abbreviato, a 6 anni ed 8 mesi: una pena che nel 2018 la Corte di appello aveva ridotto a 5 anni e 4 mesi con una sentenza che la difesa, rappresentata dagli avvocati Dario Vannetiello e Vincenzo Sguera, aveva impugnato dinanzi alla Cassazione. La decisione era stata annullata perche non era stata ritenuta motivata adeguatamente dai giudici di secondo grado la responsabilità di Fallarino in relazione alla detenzione della droga, di cui si era assunta la paternità il 24enne.
Il nuovo processo d'appello non aveva però cambiato la carte in tavola, determinando un ulteriore ricorso alla Suprema Corte, che l'aveva accolto. Fissando, dunque, un nuovo processo d'appello di cui ieri è stata celebrata un'udienza nel corso della quale è stato ascoltato uno degli investigatori. Il 18 giugno il prossimo appuntamento in aula riservato alle conclusioni della procura generale e dei difensori, poi la sentenza per il 37enne, che nel gennaio del 2020 è stato assolto dal Tribunale di Roma, perchè il fatto non sussiste, dall'accusa di aver minacciato in udienza il giudice del Tribunale di Benevento che il 20 marzo del 2015 lo aveva condannato per quel blitz.
Secondo gli inquirenti, dopo aver ascoltato la lettura della sentenza, Fallarino avrebbe detto al giudice: “Quando esco fuori te la faccio leggere io la sentenza...”. Parole che avrebbe pronunciato mentre gli applicavano le manette necessarie a trasferirlo nelle camere di sicurezza, finite al centro di una relazione della polizia penitenziaria.