Estorsione: tra "Ce la siamo scampata" e "Qua me la vedo nera"

Nel mirino la 'Trotta bus', i colloqui, intercettati, tra gli indagati. Domani gli interrogatori

estorsione tra ce la siamo scampata e qua me la vedo nera
Benevento.  

C'è anche il capitolo dell'incendio appiccato nella notte del 7 novembre del 2019 a tre minibus (nella foto) parcheggiati nel deposito della 'Trotta', in via Santa Colomba, nell'ordinanza con la quale il gip Vincenzo Landolfi, su richiesta del sostituto procuratore Maria Colucci, ha spedito in carcere, per estorsione ai danni della società, Niko De Luca (avvocato Antonio Leone), 29 anni, Marco Chiariello, 22 anni, e Francesco Lepore, 27 anni – sono assistiti dall'avvocato Gerardo Giorgione -, di Benevento, arrestati dai carabinieri.

Un rogo di natura dolosa, sul quale “non sono stati raccolti elementi utili all'identificazione dei colpevoli attraverso le immagini delle telecamere", e “neppure dalla denuncia presentata dall'amministratore dell'azienda sono emersi utili al prosieguo delle indagini; il predetto dichiarò infatti di non aver mai ricevuto nessuna minaccia né richiesta estorsiva”.

Si tratta di una vicenda che non è stata, dunque, contestata nel provvedimento, ma che fa da introduzione al quadro disegnato dagli inquirenti, secondo i quali gli indagati avrebbero costretto la 'Trotta bus service', in concorso tra loro, ad accettare un parcheggio, gestito abusivamente e non autorizzato, adiacente a quello della società allo stadio Ciro Vigorito. In questo modo si sarebbero procurati “un ingiusto profitto” consistente nei soldi incassati per la sosta in un'area di 2mila metri quadri che può ospitare 170 veicoli.

La ricostruzione inizia nel maggio del 2019, quando De Luca avrebbe minacciato un dipendente della 'Trotta', dicendo che avrebbe danneggiato tutti i parcometri con introiti maggiori, in particolare quelli di piazza Cardinal Pacca, una zona che avrebbe gestito in precedenza come parcheggiatore abusivo.

Le minacce sarebbero state ripetute a settembre: “Se mia figlia piange, piangeranno tutti, i Trotta si stanno prendendo tutto”, avrebbe affermato De Luca, che avrebbe poi fatto riferimento al fatto che piazza Cardinal Pacca era fonte di lauti guadagni. “Se mia figlia continua a piangere saranno fatti dei danni ai parcometri presenti su quella piazza”, avrebbe concluso.

A distanza di qualche mese, il 1 dicembre, in piazza Cardinal di Pacca erano stati dati alle fiamme due parchimetri. Un gesto di cui Lepore e Chiariello sono ritenuti gli autori e De Luca il mandante. Il giudice ricorda l'attività di intercettazione telefonica e la perquisizione a carico dei primi due il 19 marzo del 2020. Entrambi erano stati poi condotti in caserma, il giudice rimarca le parole, registrate, che avevano speso al telefono quando avevano lasciato via Meomartini.

Lepore aveva chiamato la compagna, mostrandosi preoccupato al punto di “aver temuto di essere arrestato e portato in carcere” e aggiungendo “Ce la siamo scampata”. Preoccupato lo era anche Chiariello, che aveva contattato un amico, al quale, “allarmato”, aveva detto “Adesso mi hanno proprio ucciso con questa cosa, qua me la vedo nera”.

Secondo l'accusa, i due avrebbero concordato il giorno dopo di incontrarsi per “stabilire una versione condivisa dei fatti”. “Confrontiamoci, questi ci chiamano, vediamo come dobbiamo fare”, avrebbe detto Chiariello a Lepore. Domani, intanto, sono in programma gli interrogatori.