Cocaina nel tubo caldaia, per padre e figlio sì all'abbreviato

Udienza a settembre per le due persone di Montesarchio fermate nel settembre del 2019

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Benevento.  

Saranno giudicati con rito abbreviato dal gup Gelsomina Palmieri, il 6 settembre, Ernesto Nicolella, 55 anni, e il figlio Ivan, 28 anni, di Montesarchio- sono difesi dagli avvocati Elena Cosina e Carmelo Sandomenico-, fermati dai carabinieri della locale Compagnia nel settembre del 2019 per detenzione ai fini di spaccio di 430 grammi di cocaina e crack rinvenuti durante una perquisizione.

L'intervento dei militari era scattato dopo aver sequestrato una dose di crack ad un minore che aveva affermato di averla comprata per 20 euro. Da qui la decisione di procedere alla 'visita' dell'abitazione dei Nicolella, che aveva consentito di scoprire su una mensolina del bagno 0,30 grammi di crack, bustine di cellophane custodite in cucina ed un involucro contenente 430 grammi di cocaina che era nascosto nel tubo di scarico dei fumi di una caldaia a gas posizionata nel vano ingresso dell'appartamento.

Comparsi dinanzi al gip Loredana Camerlengo, padre e figlio si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, limitandosi soltanto a rilasciare dichiarazioni spontanee con le quali avevano precisato che la caldaia è installata non nella loro casa ma in un'area condominiale accessibile a tutti, anche dall'esterno, perchè priva di porta.

Nel corso dell'operazione, come si ricorderà, era stato arrestato – poi era tornato in libertà- anche Guglielmo Pagnozzi (avvocato Fabio Russo), 33 anni, di Pannarano, già a giudizio, ad ottobre, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Perchè, allontanandosi a bordo di una Mercedes dall'abitazione dei Nicolella, per evitare di essere bloccato, aveva investito un militare, ferito in modo lieve. Il giovane aveva affermato di aver raggiunto la zona per consegnare della carne – fa il macellaio – e di essersi messo poi in macchina per tornare a Pannarano.

All'improvviso – aveva aggiunto- aveva notato due auto ed alcune persone ferme nei pressi e, temendo che potesse trattarsi di qualcuno con cui in passato aveva avuto qualche screzio, aveva innestato la retromarcia, senza accorgersi di averne urtata una durante la manovra, e senza immaginare che si trattasse di carabinieri in borghese.