E' una lettera carica di emozione e di ringraziamenti quella che Amedeo Lombardi, un poliziotto in pensione, ha scritto dopo aver superato la terribile esperienza del Covid.
"Mi chiamo Amedeo Lombardi e la mia disavventura lnizia nel pomeriggio del giorno 31/03 di quest*anno. Tutto prende corpo quando inizio ad accusare sintomi da disturbi fisici correlati al “coronavirus “cosa che mi porta alla decisione di sottopormi a tampone per avere certezza del contagio o meno da Covid-19. All*esito positivo del risultato, informato il medico di medicina generale e le Autorità, ho iniziato a curare la malattia tra le mura domestiche e i miei affetti.
Nonostante le restrizioni imposte e l’assunzione di farmaci, inizialmente, non ho vissuto male la patologia. La situazione ha un capovolgimento di fronte il dì 08/04, verso le ore 11:00, quando in preda ad una crisi respiratoria associata ad altri gravi sintomi, a mezzo ambulanza del “118" fui trasportato all’ospedale ”San Pio” ove vi sono rimasto per circa trenta giorni tra alti e bassi a causa della pericolosità della malattia e i tempi di reazione dei farmaci per debellare il virus. In quei frangenti di tempo il panico ha avuto il sopravvento originando nella mia persona uno sconforto totale vedendo la mia vita appesa ad una piccola fiammella di speranza, per aver già vissuto momenti sgraziati per la scomparsa di alcuni miei ex colleghi di Iavoro, volati in cielo perché contagiati come me.
Vi assicuro, avendoli vissuti sulla mia pelle, che sono tempi di vita orribili per la malattia in sé che toglie il respiro, perché pensi di non poter superare quelle difficoltà e per il fatto di vivere uno stato di prigionia in quanto privato di una parola di conforto, di una stretta di mano da parte di un familiare, di un amico senza poter stringere nessuno tra le braccia anche solo per dirsi “ti voglio bene - mi manchi “. Gli enormi macigni dei divieti, delle restrizioni imposte dalla malattia e l*incognita della guarigione mi hanno abbattuto psicologicamente ma grazie alla fede ultraterrena e la preghiera mi sono rivolto al Signore ponendo la mia vita nelle sue mani e in quelle della scienza, in quei momenti ben rappresentata dai sapienti medici e di tutto il personale paramedico dell’intero reparto di “pneumologia “dell’ospedale San Pio di Benevento.
Con il citato personale senza escludere quello socio sanitario e ausiliario, ho vissuto meglio la malattia e meno il distacco dagli affetti grazie alla straordinaria sensibilità umana e familiare mostrata nei miei riguardi. I ricordi di quei tragici momenti e della luce in fondo al tunnel rimarranno per sempre scalfiti nella mia mente come lo rimarranno tutte le persone che ho citato per aver dimostrato amore per il proprio lavoro e verso chi ha bisogno; il tutto testimoniato nel corso della mia degenza e dai festeggiamenti aII'atto delle dimissioni.
A loro tutti non posso che dìre “grazie grazie infinitamente grazie di vero cuore” per la bravura, l’umanità e la vicinanza dimostrata e per l’essersi presi cura della mia persona riportandola agli affetti dei familiari, dei conoscenti e degli amici che non mi hanno mai abbandonato in questo bruttissimo scorcio di vita vissuto. Una incommensurabile parola di gratitudine obbligatoriamente la devo a mia moglie Lina ai mei due figli Daniele e Fabio e alle mie nuore Maria e Valentina perché sebbene Iontani, hanno vissuto la mia disavventura con collegamenti video-telefonici testimoniando calore e vicinanza.
G R A Z I E A T U T T I D I C U O R E"