Asl, De Girolamo assolta: "Lettura minimalista dei fatti"

Appello della Procura contro l'assoluzione dell'ex parlamentare e di altre cinque persone

asl de girolamo assolta lettura minimalista dei fatti

“I toni ed i contenuti delle conversazioni dimostrano l'esistenza di un accordo: la gestione dell'ASL doveva essere asservita al raggiungimento dello scopo utiliritaristico e personale dell'Onorevole e del partito",

Benevento.  

Impugnata in appello dal sostituto procuratore Assunta Tillo la sentenza con la quale il Tribunale di Benevento, il 10 dicembre del 2020, ha assolto da tutte le accuse, perchè il fatto non sussiste, le otto persone tirate in ballo dal cosiddetto troncone politico dell'indagine sull'Asl condotta dalla guardia di finanza. L'iniziativa del Pm riguarda, però, solo sei imputati e due vicende nelle quali erano stati ravvisati gli addebiti di concussione, tentata concussione e turbativa di gara.

Si tratta di Felice Pisapia (avvocati Vincenzo Regardi e Claudio Botti), ex direttore amministrativo, dell'ex parlamentare Nunzia De Girolamo (avvocati Domenico Di Terlizzi e Giandomenico Caiazza), di Arnaldo Falato (avvocato Mario Verrusio), ex responsabile budgeting, Luigi Barone (avvocati Vincenzo Sguera e Gaetano Coccoli) e Giacomo Papa (avvocato Salvatore Verrillo), chiamati in causa come collaboratori di De Girolamo, e dell'ex direttore generale Michele Rossi (avvocato Roberto Prozzo).

La prima vicenda, contestata a Rossi, De Girolamo, Barone, Papa, Falato e Pisapia, riguarda la concussione ( e la turbativa di gara) di cui sarebbe rimasta vittima Giovanni De Masi, dirigente dell'Unità Provveditorato. Una persona ritenuta non gradita dal punto di vista politico, che sarebbe stata 'invitata' a sospendere quattro gare già bandite e prossime alla scadenza – tra il 14 e il 26 ottobre 2011 - (cure domiciliari, trasporto infermi in emergenza, disinfestazione e derattizzazione, pulizie) e a lasciare l'incarico ricoperto. De Masi aveva chiesto il trasferimento per motivi di carattere familiare e personale, secondo la Procura sarebbe stato costretto a farlo.

C'è poi il capitolo del bar del Fatebenefratelli, prospettato solo per Rossi e De Girolamo: la Procura ritiene che ci sarebbe stato il tentativo di costringere Fra Pietro Cicinelli, legale rappresentante del Fatebenefratelli di Benevento, “attraverso una intensificazione dei controlli da parte dei funzionari Asl sulle prestazioni sanitarie erogate, ad adottare ogni provvedimento idoneo a far rilasciare alla ditta 'Mario Liguori srl' i locali occupati, così da consentire la stipula di un nuovo contratto per la gestione del bar con Giorgia Liguori, cugina della De Girolamo”.

Secondo il Pm, “il Tribunale non ha fatto buon governo del materiale probatorio a sua disposizione allorché ha ritenuto tutti i fatti contestati privi di rilevanza penale. Dalla motivazione della sentenza impugnata emerge ictu oculi, alla luce delle significative evidenze dibattimentali, una lettura minimalista del fatto storico, influenzata diffusamente dall'esistenza di contrasti personali e lavorativi all'interno del management dell'ASL di Benevento che avrebbero insidiato l'attendibilità delle dichiarazioni dei coimputati nonché la genuinità delle conversazioni oggetto delle registrazioni”.

La dottoressa Tillo ritiene che “non v'è chi non veda che un siffatto argomentare, piuttosto frettoloso e superficiale, sebbene sia idoneo a raccomandare un approccio più rigoroso nella valutazione degli elementi probatori acquisiti, di certo sia assolutamente insufficiente e inidoneo a minare l'attendibilità e la credibilità dei dichiaranti/conversanti, in assenza di ulteriori elementi, essendo nel contempo ininfluente il movente (difensivo o offensivo) che abbia eventualmente animato il parlato e/o l'azione di ciascun imputato”. In realtà, sostiene, “è incontestato il clima di ostilità esistente tra i dirigenti dell'ASL così come è palese che Pisapia, in alcune occasioni, abbia sollecitato la conversazione sull'uno o sull'altro argomento, ma evidentemente perché già a conoscenza della posizione di ciascuno dei conversanti i quali, infatti, si sono rivelati autentici, spontanei e schietti nel loro parlato”.

E ancora: “Se il Tribunale avesse fatto buon uso delle coordinate giurisprudenziali su cui si è dilungato in ordine alla valutazione della prova, avrebbe agevolmente verificato: in ordine alle dichiarazioni dei coimputati Pisapia e Palato, la sussistenza di coerenza intrinseca e di riscontri reciproci, corroborate altresì da riscontri esterni individualizzanti, tali da assumere idoneità dimostrativa in ordine all'attribuzione del fatto-reato agli imputati; in ordine alle registrazioni, l'evidenza di un gravissimo contesto quantomeno concorsuale, in cui sono maturati tutti i delitti contestati, contesto tuttavia implicitamente considerato non significativo da parte del Collegio. Le registrazioni, invero, appaiono fondamentali e rappresentano il punto di partenza per ricostruire, con ordine, il complesso tema della responsabilità plurisoggettiva della componente politica del gruppo in ordine ai reati commessi dai dirigenti in termini di concorso doloso commissivo”.

Perchè “dalle registrazioni emerge, non solo la conoscenza del reato in itinere da parte dei politici (a cui era completamente assoggettato il management dell'ASL) ma e soprattutto la determinazione, da parte dei primi, del proposito criminoso o il rafforzamento del proposito già esistente, traendo beneficio dalle condotte illecite poste in essere dai dirigenti”.

La finalità della ricerca del consenso elettorale – prosegue Tillo- “è il filo rosso che lega tutte le condotte contestate, poste in essere sia per rafforzare sul territorio il PDL, di cui l'Onorevole De Girolamo faceva parte, sia per aumentare il peso politico della stessa in vista delle elezioni del 2013, all'esito delle quali veniva nominata Ministro delle Politiche Agricole e Forestali nel Governo Letta dal 28.04.2013 al 27.01.2014. Le riunioni periodiche, a cui volontariamente partecipavano gli imputati nelle note qualità, erano di carattere gestionale — amministrativo, nel corso delle quali si discuteva tecnicamente delle decisioni da prendere, venivano decisi i tempi tecnici e le modalità di attuazione delle azioni amministrative concordate, venivano calendarizzate e calibrate sulle esigenze di visibilità dell'Onorevole in vista della futura campagna elettorale”.

Infine: “I toni ed i contenuti delle conversazioni dimostrano l'esistenza di un accordo tra gli imputati, senza vincolo predeterminato di durata: la gestione dell'ASL di Benevento doveva essere asservita e funzionale non al perseguimento del benessere della collettività ma al raggiungimento dello scopo utiliritaristico e personale dell'Onorevole e del partito, passi anche per l'uso di strumenti non solo legali. Per il perseguimento di tale fine il management restava a disposizione dei politici: l'animus sotteso alla decisione di ciascun imputato di mettere a disposizione degli altri la propria posizione e la propria funzione, era esclusivamente in vista del perseguimento dell'obiettivo esplicito comune prefissato dalla parte politica”.

Come si ricorderà, l'assoluzione in primo grado era stata stabilita anche per l'ex direttore sanitario Gelsomino Ventucci (avvocati Paolo Abbate ed Emilio Perugini) e il sindaco di Airola Michele Napoletano (avvocato Luigi Supino), la cui posizione non è stata appellata.