Sei quelle eseguite, a carico di cinque commercialisti ad un avvocato – una notizia anticipata ieri da Ottopagine -, ma erano state diciannove le richieste di una misura – l'interdizione dall'esercizio della professione e dell'attività imprenditoriale - avanzate dalla Procura guidata da Aldo Policastro il 23 ottobre del 2019, che aveva poi successivamente revocato la stessa richiesta per due imprenditori, nell'indagine in materia di fallimenti.
Diciassette, dunque, le posizioni al vaglio del gip Vincenzo Landolfi, che ha però detto no all'adozione di un provvedimento nei confronti di Fabio Cassero, Claudio Zollo, Stefano Bardari, Alfredo Dell'Aquila, Michele Grosso, Fabio Mataluni, Vincenzo Mataluni, Biagio Mataluni, Cosimo Matarazzo, Raffaele Nardone e Francesco Porcaro.
Nel mirino del sostituto procuratore Assunta Tillo e della guardia di finanza, come è ormai noto, sono finiti le procedure di concordato preventivo e di fallimento, che – questo l'impianto accusatorio - sarebbero state ritardate, impedendo ai creditori di recuperare i soldi, ed il ruolo dello studio di Mario Porcaro.
La parola passa ora al Riesame, che dovrà pronunciarsi sull'appello che le difese dei destinatari della misura –gli avvocati Giuseppe Iannaccone, Vincenzo Regardi, Roberto Pulcino e Italo Palumbo- presenteranno contro l'ordinanza.
L'inchiesta, che coinvolge anche altre persone, assistite dagli avvocati Angelo Leone, Fabio Russo, Luigi Signoriello, Fiorita Luciano, Umberto Del Basso De Caro e Paola Severino, era stata avviata nel 2016, dopo una segnalazione del Tribunale ed uno scontro, che questo giornale aveva raccontato all'epoca, tra il presidente della sezione fallimentare del Tribunale Michele Monteleone ed un gruppo di professionisti. Tutto era iniziato nel novembre del 2015, quando il Tribunale era stato interessato da una richiesta di concordato preventivo presentata da una società nata dalla 'fusione' di quelle di cui era legale rappresentante una persona arrestata al Nord con l'accusa di frode fiscale.
Una nuova società, un nuovo amministratore, ma la procedura di concordato non aveva convinto Monteleone, che l'aveva bocciata senza appello, decidendo di revocare tutti gli incarichi assegnati ai professionisti che avevano curato la pratica diventata 'materia del contendere', proposti anche per l'eliminazione dall'elenco dei delegati alle esecuzioni immobiliari. Era stato questo il punto di partenza di un'attività investigativa che si era poi concentrata anche su altri gruppi imprenditoriali del territorio.
Una materia, quella fallimentare, sulla quale aveva puntato l'attenzione il procuratore aggiunto Giovanni Conzo, che nel novembre del 2015, poco dopo essersi insediato, aveva dichiarato ad Ottopagine di reputare “anomalo per questa realtà, sproporzionato rispetto al tessuto economico, l'innalzamento dei tassi di fallimento”.