Hanno tutte rinunciato al riesame, presentato contro i sequestri ed in programma questa mattina, le otto persone coinvolte nell'inchiesta della guardia di finanza sulle procedure di erogazione da parte dell'Asl dei presìdi riabilitativi. Un'indagine diretta dai sostituti procuratori Assunta Tillo e Maria Colucci, a carico di due medici prescrittori dell'Azienda sanitaria, Gennaro Lerro (avvocato Sergio Rando) e Andrea Novelli (avvocati Antonio Castiello e Arturo Spinazzola), un impiegato della stessa, Antonio Falato (avvocati Vincenzo Sguera ed Emilio Perugini), Ennio Nardone (avvocati Antonio Nobile ed Antonella Moscato), titolare di 'Ortopedia Insieme', una sanitaria in città, Daniele Colucci, Nadia Nava – per entrambi l'avvocato Antonio Leone - , Maurizio Pizzella (avvocato Rando), rispettivamente legale rappresentante e soci accomandatario e accomandante della sanitaria 'Sannio Ortopedia' di Colle Sannita, e Giuseppa Iadanza (avvocato Fabio Russo), indicata come procacciatrice di pratiche.
Come più volte ricordato, sono truffa ai danni dello Stato, corruzione e falso le ipotesi di reato formulate in un'attività investigativa che, grazie anche alle intercettazioni telefoniche, ritiene di aver ricostruito il modus operandi attraverso il quale sarebbe stato aggirato l'iter previsto per consentire l'assegnazione delle forniture alle due ditte. Il punto di partenza, sostengono i Pm, sarebbe, al momento delle prescrizione, il mancato inserimento dei codici previsti dal tariffario, per non rientrare negli elenchi relativi al bando di gara aggiudicato dall'Asl ad un imprenditore napoletano, che sta operando in regime di proroga. Dopo la scelta della sanitaria, sarebbe stato il personale amministrativo dell'Asl a inserire i codici di presìdi corrispondenti in realtà a beni diversi, con costi nettamente superiori rispetto a quelli a cui i pazienti avrebbero diritto e a quelli effettivamente forniti. Un meccanismo sotteso da un presunto giro di soldi, che avrebbe causato danni – spiega l'accusa- all'erario e agli stessi beneficiati, destinatari di presìdi diversi e/o di minor valore rispetto a quelli di cui avrebbero bisogno-, favorendo le imprese locali.
Ad innescare l'inchiesta sono state le dichiarazioni di un dirigente medico dell'Asl, la cui attenzione era stata richiamata da un numero, ritenuto anomalo, di carrozzine elettriche, protesi e apparecchi ortopedici prescritti per pazienti a suo dire portatori di patologie non appropriate.