"Omicidio e violenza" su Maria, il papà: no all'archiviazione

Il caso della bimba trovata morta in una piscina a San Salvatore Telesino nel 2016

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Benevento.  

Si è opposto alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura nei confronti di Daniel Ciocan per le ipotesi di omicidio e violenza sessuale: un capitolo, quello dei presunti abusi, nel quale è stato chiamato in causa anche lui, al pari della moglie.

E' l'iniziativa adottata, attraverso l'avvocato Fabrizio Gallo, da Marius Ungureanu, il papà di Maria, la bimba di 9 anni che il 19 giugno del 2016 era stata rinvenuta senza vita, annegata, nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino. Ecco perchè è stata necessaria la fissazione di una camera di consiglio, il 19 marzo, dinanzi al gip Vincenzo Landolfi, al quale toccherà decidere se scrivere la parola fine o disporre un supplemento di attività investigativa.

Un appuntamento per il quale sono stati avvisati sia Daniel Ciocan, difeso dall'avvocato Salvatore Verrillo, sia Marius e Andrea Elena, rappresentata dall'avvocato Serena Gasperini.

E' l'ulteriore tappa di una storia che nello scorso novembre aveva fatto registrare una novità di rilievo con la chiusura dell'inchiesta del procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dei carabinieri. Un atto nel quale, accantonate le accuse di omicidio e violenza sessuale prospettate per poco meno di 4 anni e mezzo, era stato formulato a carico di Daniel e della sorella l'addebito di abbandono di minore. Secondo gli inquirenti, la sera del dramma la piccola Maria era con loro a bordo della Polo con la quale Daniel era andato a prendere la sorella a Telese. Loro l'avrebbero condotta prima all'esterno del resort, poi nell'area della piscina; quindi sarebbero andati via e l'avrebbero lasciata lì, senza preoccuparsi del fatto che la bimba non sapesse nuotare e che avesse timore dell'acqua, nella quale si sarebbe immersa, perdendo la vita.

Accanto a quelli dei Ciocan, poi, i nomi di Antonio e Daniela Romano – sono assistiti dall'avvocato Angelo Leone-, rappresentante legale e responsabile del servizio di prevenzione della struttura, tirati in ballo  per una ipotesi di omicidio colposo, perchè non avrebbero adottato le misure di sicurezza idonee ad evitare l'accesso alla piscina, profonda un metro e mezzo.