Un sospiro di sollievo, parziale ma comunque importante. Il quadro della devastazione ambientale provocata dal seppellimento di rifiuti a Sant’Agata de’ Goti sembra essere meno grave del previsto. Lo si evince dall’esito dei primi esami analitici effettuati dall’Arpac nei propri laboratori di Agnano. I campioni di terreno prelevati nell’area di Capellini e Palmentata, dove nello scorso autunno gli uomini del Nucleo investigativo della Forestale hanno effettuato verifiche su delega della Procura, presentano elevati valori da sostanze inquinanti, ma non tossiche. Elementi come ferro e manganese in concentrazione abnorme, insieme ad altri metalli. Ma non, fortunatamente, i temutissimi idrocarburi policiclici aromatici, nè altri microinquinanti. E non risulta contaminata da sostanze tossiche nemmeno la falda idrica superficiale. Gli operatori dell’Arpac nel novembre scorso avevano prelevato campioni alla profondità di circa 15 metri sia a Palmentata che a Capellini, le due aree santagatesi maggiormente interessate dal ritrovamento di rifiuti interrati. Particolare preoccupazione destavano i quantitativi d’acqua raccolti a Capellini all’interno di un fondo agricolo coltivato a frutteto nel quale furono rinvenuti fusti metallici tombati. Ma anche in questo caso le verifiche condotte dall’Arpac hanno ridimensionato l’allarme escludendo contaminazioni diffuse. Abbastanza dunque per poter parlare di risultati confortanti, specie se raffrontati alla prospettiva delineatasi nelle drammatiche ore dei ritrovamenti sotterranei. Veleni d’ogni genere, dai rifiuti sanitari a probabili scarti industriali, riemersero dal sottosuolo santagatese. Si temette non senza motivo una vasta contaminazione. I primi responsi scientifici consentono di dire che gli effetti delle scellerate pratiche di autori al momento ignoti sono circoscritti. Per poter tracciare un quadro completo però è necessario attendere il completamento degli esami di laboratorio e la lettura ufficiale dell’Arpac, attesa nei prossimi giorni. Bisogna ancora definire con esattezza il contenuto dei fusti sepolti nelle campagne saticulane sulla scorta dei campioni di materiale appositamente prelevati. Ma è senz’altro molto importante aver acclarato che la bonifica dei luoghi inquinati potrà riguardare puntualmente le zone indagate nei mesi scorsi. Intanto l’inchiesta della Procura sannita prosegue. Ferme da qualche settimana le verifiche sul campo a causa del maltempo, gli uomini del Nipaf e dell’Arpac torneranno quanto prima a Sant’Agata de’ Goti per portare a termine il ciclo di riscontri. All’attenzione degli inquirenti è già finita una vasta area in località Presta utilizzata in passato, come le altre, per le attività estrattive di zolfo. Un possibile nascondiglio di veleni, come purtroppo verificato a Capellini e Palmentata. Indagini da portare a compimento per potere, si spera, tirare un grande e definitivo sospiro di sollievo almeno per ciò che riguarda la estensione delle condotte criminali.
di Paolo Bocchino